La sonda giapponese Hayabusa2 si prepara a sorprenderci ancora. Si è infatti portata a soli 10 metri dall'asteroide Ryugu per sganciare sulla sua superficie un "target marker", in pratica un bersaglio che riflette la luce solare consentendo di localizzare in modo accurato la destinazione nella quale la sonda stessa è destinata ad appoggiarsi, cioè il cratere artificiale creato ad aprile dalla sonda stessa.
Gran finale. Dopo quasi un anno attorno all'asteroide, infatti, la sonda si prepara per la manovra più rischiosa. Già a febbraio la sonda si era posata sull'asteroide, ma ora si parla di farla atterrare nel cratere artificiale creato dal suo impattatore, uno dei tanti piccoli robot indipendenti di cui la sonda era equipaggiata.
Reliquie spaziali. Una volta posata nel cratere, la sonda non pianterà una bandiera, ma preleverà dei campioni dell'interno dell'asteroide. L'ultimo compito della sonda sarà ancora più impervio: ritornare sulla Terra portando con sé i campioni raccolti. I ricercatori sono impazienti di averli sotto mano in quanto si tratta di materiale rimasto probabilmente inalterato fin dagli albori del Sistema Solare.
Se tutto andrà secondo i piani, la sonda della JAXA (l'agenzia spaziale giapponese) effettuerà il touchdown entro luglio e ritornerà sulla Terra a fine 2020. Una cosa è sicura: questa non è l'ultima volta in cui sentirete parlare dell'incredibile missione di Hayabusa2.