Spazio

Hayabusa2, primo touchdown su Ryugu completato con successo

La sonda dell'agenzia spaziale giapponese è atterrata sull'asteroide a 340 milioni di km da Terra, che ha colpito con un proiettile per sollevare polveri da campionare. In quelle rocce i segreti delle origini del Sistema Solare.

Poco dopo la mezzanotte ora italiana tra giovedì 21 e venerdì 22 febbraio, la sonda giapponese Hayabusa2 è atterrata con successo sull'asteroide Ryugu, il sasso rugoso e a forma di diamante che lo strumento della JAXA ha raggiunto dopo un viaggio di 340 milioni di km.

Durante il touchdown, Hayabusa2 ha scaricato un piccolo proiettile di tantalio da 5 grammi sulla superficie del masso spaziale alla velocità di 300 m/s, (circa 1.000 km/h) per sollevare una nube di polveri e detriti che ha poi aspirato con uno strumento che somiglia a un corno di acciaio - una sorta di aspirapolvere che cattura i campioni da riportare a Terra (la "consegna" è prevista per il 2021). La toccata "mordi e fuggi" della sonda sulla superficie è stata confermata dai dati di telemetria, che hanno riportato un cambiamento di velocità compatibile con frenata, atterraggio e risalita.

Tira e molla. Ora Hayabusa2 tornerà a orbitare intorno all'asteroide prima di replicare la manovra un paio di volte ancora: con un nuovo proiettile, nelle prossime settimane, e con una "bomba" vera a propria in marzo o aprile, che dovrebbe aprire su Ryugu un cratere e permettere alla sonda di raccogliere materiale più in profondità, mai esposto alle radiazioni cosmiche.

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L'ombra di Hayabusa2 su Ryugu, nell'unica foto disponibile di questo primo touchdown. © Handout/Reuters

Scelte coraggiose. L'operazione effettuata ieri era inizialmente prevista per fine ottobre del 2018, quando si pensava che su Ryugu ci fossero sabbie fini e non grossi ciottoli come quelli rilevati dalla sonda. Prima di procedere, quindi, i tecnici della JAXA si sono quindi presi il tempo per simulare, in un ambiente sottovuoto in laboratorio, lo sparo e le sue conseguenze su alcuni ciottoli.

Perché questo masso. Ryugu appartiene alla famiglia di rocce spaziali più primitive del Sistema Solare, "rimaste indietro" dalla formazione planetaria. Questo materiale ricade di norma sulla Terra sotto forma di meteoriti, ma brucia attraversando l'atmosfera e si contamina non appena toccato il suolo, e ciò rende poi relativamente meno significative le analisi chimiche e fisiche.

Su 162173 Ryugu potremo raccogliere materiale planetario "incontaminato", e scoprire forse qualcosa in più sull'acqua e sulle molecole organiche che hanno favorito la vita sulla Terra: si pensa infatti che nelle rocce di questa classe di asteroidi di tipo C, ovvero ricchi di carbonio, siano immagazzinate grandi quantità di acqua.

22 febbraio 2019 Elisabetta Intini
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