Per la prima volta sembra che sia state riprese le immagini di goccioline d’acqua su Marte. Non si trovano sulla sua superficie, ma sono state osservate su una delle tre “zampe” d’appoggio della sonda automatica Phoenix, che nel suo piccolo laboratorio per alcuni mesi ha analizzato campioni del suolo marziano della regione polare settentrionale alla ricerca di tracce di un’eventuale attività biologica. La sonda ha cessato di operare più di quattro mesi fa dopo cinque mesi di lavoro, due in più di quelli previsti.
Inaspettatamente, pochi giorni fa la NASA ha rilasciato alcune immagini inedite che furono riprese nei giorni successivi all’atterraggio di Phoenix in cui sono chiaramente visibili delle sferule appiccicate ad uno dei sostegni del sistema di atterraggio che con il tempo cambiano forma e dimensioni. Esiste il fondato sospetto che si tratti di goccioline d’acqua prodotte dalla condensazione del vapore sviluppato dalla fusione del ghiaccio intrappolato nello strato superficiale di permafrost (il ghiaccio permanente che si trova sotto qualche centimetro di terreno) dal calore dei gas del motore della sonda al momento in cui questa si è posata sulla superficie del pianeta, il 25 maggio dello scorso anno.
Immagini di goccioline d’acqua su una dei sostegni di atterraggio della sonda Phoenix che con il passare del tempo cambiano forma e dimensioni. Il "sol" è il giorno marziano, 39 minuti più lungo di quello terrestre.
La bassissima temperatura e pressione presenti sul pianeta fanno sì che l’acqua su Marte possa esistere soltanto sotto forma di ghiaccio o vapore. La temperatura nel sito di atterraggio della sonda varia tra circa -140 e -20 °C. In queste condizioni l’acqua non potrebbe quindi esistere allo stato liquido. Una possibilità perché ciò possa accadere è che i sali perclorati scoperti da Phoenix nella zona in cui è atterrato abbiano una concentrazione tale da poter abbassare notevolmente il punto di congelamento dell’acqua, permettendo così l’esistenza di goccioline di acqua salmastra per un certo periodo di tempo.
La scoperta, se confermata, potrebbe avere importanti implicazioni per la possibilità di trovare forme di vita, seppure primitive, sul pianeta rosso.