Le ultime informazioni sull'orbita di rientro del satellite UARS sono le seguenti: alle 4:30 del mattino orbitava a un'altezza tra i 135 e i 140 km e il punto di possibile impatto dei detriti era stimato in Canada, Africa e negli Oceani Pacifico e Atlantico.
Secondo alcune ricostruzioni, ancora da verificare il satellite sarebbe caduto nella regione dell'Alberta, in Canada. Senza provocare danni.
Qui di seguito, le notizie di ieri e stanotte.
La fase di rientro del satellite Uars è imminente, ma il momento e il luogo dell’impatto di eventuali detriti spaziali sono ancora incerti. Ma più il tempo passa e più le stime diventano precise.
In particolare, secondo l’Agenzia Spaziale Italiana la “finestra di caduta”, cioè il momento in cui è previsto che il satellite sorvoli il nord Italia e possa cadere, è tra le 3:34 e le 4:12 del 24.
L’ultimo aggiornamento del Comitato operativo della Protezione civile stima all’0,9% la probabilità che un frammento del satellite possa cadere in territorio italiano.
Un dato in ribasso e rassicurante.
In generale, la previsione di rientro è centrata tra l'una del mattino e le cinque di domani (ora italiana).
La video simulazione del rientro
Le previsioni della Nasa
La Nasa al momento fornisce delle informazioni più aggiornate e accurate.
Il satellite ha rallentato e ora orbita a una quota compresa tra 160 e 170 km; il momento del rientro è previsto tra l'1 e le 5 del mattino di sabato, ora italiana.
Il Center for Orbital and Reentry Debris Studies ha stimato l’ora dell’impatto attorno alle 6:04 della mattina di sabato (istante in cui Uars dovrebbe trovarsi in pieno Oceano Pacifico), con un margine comunque di errore di 3 ore in più o in meno.
Resta comunque bassissima la probabilità di una caduta di frammenti nel territorio italiano: secondo gli ultimi dati forniti dalla Protezione Civile sarebbe pari allo 1,5%.
Come mai è così difficile riuscire a calcolare l’eventuale punto di impatto?
L’incertezza su dove cadrà è molto grande. Secondo Lorenzo Casalino, professore di Propulsione Spaziale al Politecnico di Torino «il problema è che l’accelerazione causata dalla resistenza aerodinamica sul satellite risulta in questo caso abbastanza difficile da calcolare. Questo perché dipende da molti fattori ambientali variabili (come la densità atmosferica)» spiega Casalino «ma anche dalla massa e dalla superficie dell’oggetto che, in questo caso, cambiano continuamente durante la traiettoria, visto che il satellite ruota su se stesso e potrebbe perdere pezzi».
Quali rischi corriamo?
Le possibilità che il satellite cada in Italia sono dunque basse e per altro è impossibile che tocchi terra perfettamente integro. Ma nel malaugurato caso in cui uno dei componenti più pesanti dovesse colpire un edificio, quali danni provocherebbe? «Da un punto di vista qualitativo si può certamente prevedere che farebbe danni notevoli» sostiene Alberto Corigliano, docente di Ingegneria strutturale al Politecnico di Milano. «A quelle velocità di impatto e con quelle masse in gioco, gli effetti sarebbero simili a quelli di un proiettile, con danni a tetti e a solai, almeno quelli costruiti in modo tradizionale».
Le precauzioni da prendere
Non a caso la Protezione Civile ha fornito alcune indicazioni di auto protezione da adottare, tra cui quella di preferire i luoghi chiusi (visto che anche nel caso peggiore, i frammenti non causeranno crollo di strutture), meglio nei piani bassi che in quelli alti. Chi rilevasse la presenza di frammenti di materiale eviti di entrarne in diretto contatto, ma si limiti a segnalarla alle autorità locali che hanno predisposto l’impiego di personale specializzato.
Il mito dei detriti incandescenti
Gli eventuali frammenti non saranno caldi. Il processo di riscaldamento, infatti, si ferma a 32km d'altezza, poi inizia quello di raffreddamento e i detriti dovrebbero arrivare a terra non incandescenti. Meglio non toccarli, per non tagliarsi, e secondo la NAsa non dovrebbero essere nocivi. Ad ogni modo, meglio stargli alla larga. La Protezione civile spiega infatti che i frammenti di satellite possono sprigionare gas tossici (come l'idrazina, la stessa sprigionata dallo Shuttle al ritorno). Chiunque avvistasse un frammento dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità e comunque dovrà mantenersi a un distanza di almeno 20 metri.
E se mi becca, l'assicurazione paga?
Infine qualche dritta economica. Tenendo comunque conto che le probabilità sono molto remote, se casomai un detrito non si disintegrasse e cadesse in Italia, proprio:
- sulla vostra testa (è successo soltanto una volta a Lottie Williams, nel 1997: fu presa sulla spalla da un frammento metallico del peso di qualche decina di grammi proveniente da un missile Delta II rientrato) o
- sulla vostra macchina (i precedenti risalgono ai pezzi della stazione russa Salyut 7 caduta su Capitan Bermudez, a 400 chilometri da Buenos Aires, nel 1991, e al rientro della stazione statunitense Skylab nel 1979 che fece cadere rottami su una città della costa meridionale australiana. In nessuno dei due casi vi furono feriti e danni particolari);
ebbene l'assicurazione vi risarcirebbe? Il Sole 24 ore assicura di sì.
Il risarcimento per danni è previsto da quasi tutte le polizze: basta andare a leggere nell'elenco che di solito si riferisce ai "rischi generali" e lì, dopo l'incendio, il bang sonico e la caduta di aeromobili è prevista anche la caduta dei satelliti artificiali associata, di solito, alla caduta di meteoriti.
Nel caso però di danni all'autovettura, la situazione si complica e occorre analizzare con attenzione la polizza. In questi casi è più probabile che la copertura non ci sia.
Chi vuole seguire in tempo reale gli aggiornamenti sulla caduta del satellite UARS, che sembra aver scatenato un discreto panico a causa di un'errata percezione del rischio, può evitare i sensazionalismi di certa stampa leggendo queste info che sono state raccolte dal giornalista scientifico Paolo Attivissimo:
– gli aggiornamenti via Twitter presso @NASA and @UARS_Reentry (quest'ultimo non è un account ufficiale NASA).
– la pagina UARS Reentry, con molti link a info utili.
– la pagina di riferimento UARS della NASA.
– le fantastiche immagini telescopiche del satellite scattate da Thierry Legault, che ne documentano il rotolamento caotico.
– le info di Planetary.org, che spiega le dinamiche previste per la disintegrazione del satellite e chiarisce che la stima di rischio di danni a esseri umani di 1 su 3200 significa che c'è una possibilità su 3200 che una qualunque persona venga colpita da detriti di UARS.
– Heavens-above.com, che ha un link apposito per il tracciamento della traiettoria di UARS in tempo reale, così sapete quando mettervi al riparo (o, più sensatamente, cogliere l'occasione di vederlo passare). Se ho visto bene, non ci sono passaggi sopra la verticale dell'Italia da ora al pomeriggio di venerdì (ora USA), quando è previsto il rientro secondo le ultime info NASA.
– È notevole anche il tracciamento in tempo reale presso N2yo.com.
– Highline.edu ha immagini del rientro della stazione russa Mir, ben più grande di UARS, che ricadde sulla Terra senza far danni ma offrendo uno spettacolo notevole nel 2001.