Spazio

I raggi cosmici e il cervello degli astronauti

Fare rotta su Marte comporterebbe l'esposizione a radiazioni altamente energetiche, che finirebbero per danneggiare le connessioni neurali: l'esperimento e le possibili precauzioni.

Il viaggio verso Marte potrebbe essere pericoloso, e di sola andata. Ma soprattutto, potrebbe compromettere la salute cognitiva degli astronauti, condizionando le fasi cruciali della missione. È quanto afferma una ricerca dell'Università della California Irvine nell'ambito dello Human Research Program della Nasa, pubblicata su Science Advances.

Senza la protezione della magnetosfera terrestre, uno scudo protettivo che scherma il nostro pianeta (ma anche la ISS) dalle particelle cariche provenienti dal Sole e da altre sorgenti celesti, l'equipaggio sarebbe esposto ad alte quantità di raggi cosmici, radiazioni altamente energetiche provenienti per lo più da resti di supernova o quasar.

Danni evidenti. Charles Limoli ha sottoposto alcuni topi - i neuroni dei quali erano stati tracciati con marker fluorescenti - a una quantità di particelle altamente energetiche (ossigeno ionizzato e titanio) pari a quella che bersaglierebbe gli astronauti in un viaggio di 860 giorni. Anche a 6 settimane di distanza dall'esposizione, i topi bombardati hanno dimostrato abilità cognitive 9 volte inferiori a quelle del gruppo di controllo.

Connessioni ko. Le particelle hanno creato uno stato infiammatorio nel cervello che ha disturbato la trasmissione di segnali nervosi tra neuroni, danneggiando le sinapsi dendritiche, minuscole protrusioni delle cellule nervose che trasmettono segnali elettrochimici.

Performance scadenti. Test cognitivi hanno confermato che i topi interessati dalle radiazioni avevano deficit di memoria e apprendimento, erano meno curiosi delle nuove situazioni e meno efficienti nel ragionamento spaziale. E un astronauta disorientato o con difficoltà a ricordare non è esattamente ciò che ci si augurerebbe per rappresentarci sul Pianeta Rosso.

Correre ai ripari. La ricerca servirà a elaborare nuove soluzioni per attenuare gli effetti dannosi dei raggi cosmici: per Limoli si potrebbe pensare ad aree più schermate all'interno delle navicelle - per esempio negli spazi usati per dormire - o a farmaci che ripuliscano il cervello dai radicali liberi, proteggendo le connessioni neurali.

7 maggio 2015 Elisabetta Intini
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