Spazio

Gli astronauti sulla Luna potrebbero allenarsi con il muro della Morte

Il cilindro di legno sulle cui pareti corrono le moto sarebbe percorribile di corsa sulla Luna. E aiuterebbe a contrastare i danni da ridotta gravità.

I futuri abitanti di una base lunare potrebbero tenersi in forma correndo sulle pareti verticali del "muro della morte", quel cilindro di legno su cui sfrecciano impavidi gli stuntmen nei numeri acrobatici di arte motociclistica. Pochi giri di corsa al giorno in questo circuito sarebbero sufficienti a contrastare i pericolosi effetti della ridotta gravità lunare sulla salute di ossa e muscoli.

Tutti i modi più strani di correre sulla Luna. Ad affermarlo, in uno studio pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science, è un gruppo di ricerca coordinato da Alberto Minetti, Professore Ordinario di Fisiologia Umana all'Universitá degli Studi di Milano, tra i maggiori esperti internazionali di biomeccanica, locomozione, fisiologia comparata, effetti di differenti gravità, e già vincitore, nel 2013, di un IgNobel, il premio agli studi accademici che prima fanno sorridere e poi riflettere.

In quell'occasione Minetti si era chiesto se l'uomo, sulla Luna, potesse correre sull'acqua come fanno alcuni uccelli e i basilischi sulla Terra. E per arrivare alla risposta - sì! Ci riusciremmo - aveva imbragato e sospeso un volontario munito di pinne sopra una piscinetta (vedi video qui sotto), simulando la ridotta gravità lunare.

I rischi per il fisico. L'attrazione gravitazionale sulla Luna equivale a circa un sesto di quella sulla Terra. Per questa ragione il corpo degli astronauti si troverebbe a supportare un peso pari a circa un sesto di quello che segnerebbe una bilancia terrestre, e con il tempo andrebbe incontro a fenomeni di atrofia muscolare e di perdita della densità ossea. 

L'ispirazione dalle moto. L'idea per il nuovo studio «nasce dallo stesso quesito che aveva portato alla corsa sull'acqua: quali locomozioni terrestri impossibili per l'uomo per la forte gravità su cui si è sviluppata l'evoluzione del sistema muscolo-scheletrico sarebbero possibili a gravità inferiori?», spiega Minetti a Focus.it. «Riuscire correndo a rimanere attaccati alle pareti di un Wall-of-Death come fanno le motociclette dei funamboli è impossibile sulla Terra, ma i nostri calcoli dimostravano che sulla Luna ce l'avremmo fatta. Il problema era provarlo sperimentalmente, dato che una parte della nostra corsa avviene non in contatto con il terreno».

Leggeri come sulla Luna. «Abbiamo noleggiato quell'attrazione insieme a un braccio telescopico per l'edilizia di 40 metri di altezza raggiungibile al quale abbiamo connesso elastici che hanno sgravato il peso dei soggetti fino a farli pesare come sulla Luna. Hanno provato a correre sul muro e ci sono riusciti.

Da lì si è aperta la fase dell'analisi biomeccanica, che ha portato, anche con il conforto di letteratura scientifica di supporto, a ipotizzare che una simile corsa, eseguita sulla Luna (per esempio nelle prossime missioni di colonizzazione di Artemis) per un paio di minuti 2 volte al giorno (non il giorno lunare, ma le 24 ore terrestri) potrebbero bastare per evitare la perdita di muscoli, struttura ossea, forma cardiovascolare e controllo motorio plurisegmentale che è risaputo accompagnare i lunghi soggiorni in bassa gravità, come quelli sulla ISS».

Risparmio di spazio, tempo ed energia. Questo semplice allenamento dovrebbe generare abbastanza "gravità artificiale" da mantenere una buona salute ossea e muscolare e preservare il sistema nervoso nel controllo dei movimenti. Oltretutto, precisa Minetti, «l'idea sembra avere altri vantaggi nell'evitare di costruire una palestra ad hoc, potendo integrare il muro (ora ribattezzato M-Wall su consiglio di ESA) negli spazi abitativi che gli astronauti avranno sulla Luna, di forma circolare. Inoltre, zero energia elettrica sarà necessaria, solo attività muscolare.

E da ultimo, come accennato, l'esercizio durerà solo pochi minuti, quindi senza interferenza con il cronoprogramma delle mansioni e del tempo libero. Infine, i 2 soggetti sperimentali (coautori del lavoro in quanto anche collaboratori del Laboratorio UNIMI sulla Fisiomeccanica Locomotoria di Unimi) hanno riportato la sensazione di un'esperienza piacevole unica nel correre orizzontali».

5 maggio 2024 Elisabetta Intini
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