Immagine in falsi colori dell’emisfero di Mercurio osservato dalla sonda Messenger. L’enorme bacino Caloris, il cui diametro supera i 1.300 km, è indicato con la lettera C e appare riempito da materiale vulcanico contenente una bassa abbondanza di ferro. Le frecce bianche indicano delle regioni pianeggianti la cui composizione appare simile al bacino Caloris, mentre attorno a questa vasta depressione sono stati identificati (frecce nere) dei piccoli centri vulcanici che si pensa siano stati originati da eruzioni di tipo esplosivo.
I dati raccolti lo scorso gennaio dalla sonda Messenger durante il suo primo flyby del più piccolo pianeta del Sistema Solare stanno fornendo informazioni molto interessanti che per certi versi mostrano un quadro diverso da quello finora disegnato dagli scienziati planetari.
Le telecamere di Messenger hanno ripreso circa il 20% della metà della superficie del pianeta che non era stata fotografata durante i tre passaggi ravvicinati che furono effettuati nel 1974 e 1975 dalla sonda Mariner 10. Tra le più interessanti è la scoperta che l’attività vulcanica sembra aver giocato un ruolo rilevante, molto superiore a quanto finora creduto, nel modificare la superficie di Mercurio.
Nelle immagini ottenute da Messenger sono state identificate delle aree che corrispondono ad antichissime colate di lava, vulcani ed altre morfologie geologiche che mostrano una generale relativa bassa abbondanza di ferro nelle rocce superficiali.
L’attività vulcanica sembra aver interessato tutto il pianeta e mentre i crateri da impatto sono molto numerosi, tanto da far apparire Mercurio molto simile alla Luna, la maggior parte della sua superficie appare essere stata “risurfacciata” dal materiale espulso nel corso di un periodo di intensa attività vulcanica che sembra essere terminato da ormai lungo tempo.
Le osservazioni di Messenger confermano infine le deformazioni subite dalla superficie del pianeta. Mercurio sembra infatti essersi ridotto in dimensioni rispetto al passato e la tendenza di questa sua riduzione sembra essere ancora in atto. Come ha detto uno degli scienziati che stanno analizzando i dati raccolti dalla sonda, “Mercurio assomiglia molto ad una mela avvizzita”.