La già affollata corte governata dalla gravità gioviana si arricchisce di nuovi elementi. Dodici satelliti finora sconosciuti sono stati individuati, intorno a Giove, da un gruppo di astrofisici della Carnergie Institution for Science (Washington D.C.), alla ricerca di indizi sul presunto Pianeta Nove, o Pianeta X, che potrebbe celarsi nel Sistema Solare oltre l'orbita di Plutone.
Il gruppo di ricerca guidato da Scott S. Sheppard e supportato dalle Università delle Hawaii e dell'Arizona settentrionale, stava studiando il Sistema Solare esterno con il telescopio Blanco 4m, presso il Cerro Tololo Inter-American Observatory (Cile). Giove si trovava nel campo di osservazione, ed è così che, nella primavera del 2017, è avvenuto il fuoriprogramma della scoperta delle "nuove" lune.
Il resto del tempo è servito per confermare le osservazioni e calcolare i parametri orbitali dei satelliti, un'operazione - quest'ultima - compiuta da Gareth Williams, dell'International Astronomical Union.
Due gruppi (e un'esclusa). Nove di queste lune fanno parte di un sistema esterno e distante, e sono caratterizzate da moto retrogrado: la loro rivoluzione attorno a Giove avviene cioè in direzione opposta al moto di rotazione del gigante gassoso. Il gruppetto impiega un paio d'anni a completare un'orbita, e si pensa sia il risultato della frantumazione di tre corpi celesti più grandi, sbriciolatisi in seguito a scontri con comete, asteroidi e altri satelliti.
Altre due tra le nuove lune fanno parte invece di un sistema interno con moto progrado o diretto, cioè solidale a quello di rotazione di Giove. Hanno distanze orbitali e inclinazioni simili e si pensa derivino da un'unica luna più grande, anch'essa finita in briciole. Questi satelliti impiegano poco meno di un anno a completare una rivoluzione attorno al pianeta.
Ma il dato più interessante riguarda forse la più piccola di famiglia, una luna con moto progrado di meno di un km di diametro, più lontana da Giove rispetto ai due satelliti "interni", e con un'orbita più inclinata, che incrocia quella dei corpi retrogradi. L'eccentrico frammento spaziale impiega circa un anno e mezzo a completare il suo giro, e nel farlo rischia collisioni con i suoi "fratelli" che viaggiano in direzione opposta.
Valetudo, come è stata ribattezzata quest'ultima luna (da una divinità minore del pantheon romano, pronipote di Giove), potrebbe essere ciò che rimane di un antico satellite di moto progrado, che avrebbe dato origine anche agli altri due "interni".
Dopo il grande caos. La presenza ancora oggi di lune di così ridotte dimensioni (tutte di diametro compreso tra gli uno e i tre km) fa pensare che siano state create in un'era successiva a quella della formazione planetaria - quella, cioè, in cui il Sole era circondato dalla nube di gas e polveri da cui ebbero origine i pianeti.
Queste piccole lune dovettero formarsi quando questa "materia grezza" si era già dissipata - in caso contrario, l'attrito esercitato da gas e polveri su di esse le avrebbe spinte inesorabilmente verso Giove, e oggi non esisterebbero.