Un articolo pubblicato recentemente sulla rivista scientifica Icarus fa rinascere le speranze sul fatto che nelle parti interne di alcuni crateri da impatto lunari mai illuminate dal Sole possa esistere del ghiaccio d’acqua. Nel 1998 uno degli strumenti a bordo della missione lunare della NASA Lunar Prospector aveva rilevato grandi quantità di idrogeno in corrispondenza delle regioni polari del nostro satellite, ma quando la sonda, al termine del suo lavoro, fu fatta schiantare all’interno di uno dei crateri “sospetti” non si sollevò, come atteso, una nube di detriti ghiacciati e vapore d’acqua. Inoltre, le immagini ad altissima risoluzione riprese lo scorso mese di ottobre dalla sonda giapponese Kaguya all’interno del cratere Shackelton, vicino al polo sud lunare, non hanno rilevato alcun segno che possa far pensare alla presenza di ghiaccio.
Mappa in falsi colori delle regioni polari nord e sud della Luna. Le zone di colore blue rappresentano le aree in cui è stata osservata la maggiore concentrazione di idrogeno.
Adesso però un gruppo di ricercatori inglesi dell’Università di Glasgow ha rianalizzato i dati raccolti dalla missione Lunar Prospector, giungendo alla conclusione che all’interno dei crateri polari dove non batte mai la luce del Sole potrebbero esserci concentrazioni di ghiaccio pari a circa 10 litri per ogni tonnellata di roccia. Per giungere a questi risultata è stata sviluppata una nuova tecnica di analisi grazie alla quale risulta chiaro che l’idrogeno sulla Luna appare essere concentrato nelle parti interne, mai illuminate dalla luce solare, dei crateri localizzati nelle regioni polari. Considerando che nelle rocce lunari è presente in quantità relativamente alte l’ossigeno, è probabile che questi due elementi possano essersi combinati per formare molecole di acqua. Se il ghiaccio d’acqua esiste realmente, nelle condizioni in cui si troverebbe all’interno di questi crateri, dove la temperatura non supera i -170 °C, potrebbe essere stabile per miliardi di anni, a condizione di non essere raggiunto dai raggi solari. Se questa interpretazione dei dati fosse corretta nel primo metro di suolo dei siti individuati sarebbero presenti circa 200 miliardi di litri d’acqua.
Questi risultati saranno di grande interesse per le prossime missioni lunari della NASA LCROSS (Lunar Crater Observation and Sensing Satellite) e LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter), che dovrebbero essere lanciate nel 2009. In particolare, LCROSS cercherà di liberare l’acqua forse presente nei crateri polari impattando all’interno di uno di questi. Se il lavoro di queste missioni non fornirà dei risultati soddisfacenti, per avere una risposta definitiva si dovrà attendere che qualche astronauta vada a scavare in qualcuno dei siti sospetti.
A TUTTI I LETTORI UN FELICE ANNO NUOVO!