Su Marte, come è noto, non esiste acqua allo stato liquido né, tantomeno, piogge o temporali. La sua tenue atmosfera permette comunque, in modo particolare durante le stagioni di transizione (primavera e autunno), lo svilupparsi di impetuose tempeste di vento che sollevano enormi nubi di polvere che talvolta avvolgono l’intero pianeta. È appunto nel corso di una di queste tempeste di polvere che sono state registrate per la prima volta delle potenti scariche elettriche che sono state registrate da un innovativo rivelatore di microonde. Si tratta di veri e propri fulmini provocati dalle differenze di potenziale elettrico che si generano nelle nubi di polvere a seguito delle sfregamento continuo a cui sono sottoposte le particelle solide che le compongono.
Immagine artistica di una tempesta di polvere marziana.
Lo strumento con cui è stata fatta la scoperta è stato realizzato dallo Space Physics Research Laboratory dell’Università del Michigan ed è in grado di distinguere se la radiazione proviene da sorgenti termiche o non termiche. Le osservazioni sono state effettuate da terra tra il 22 maggio ed il 16 giugno 2006. L’8 giugno sono stati rilevati degli forti impulsi di radiazione di origine non termica contemporaneamente alla presenza di un’intensa tempesta di polvere in atto sul pianeta rosso. È il solo evento di questo tipo registrato durante tutto il corso delle osservazioni e ciò suggerisce la presenza di un’intensa attività elettrica atmosferica paragonabile a quella che si verifica durante i temporali terrestri, con la sola differenza che nel caso di Marte si tratta di fulmini “secchi”.
Immagine di una tempesta di polvere marziana su Marte ripresa alla sonda ‘Mars Reconnaissance Orbiter’ nel dicembre 2008.
L’esistenza di attività elettrica nell’atmosfera del pianeta rosso ha delle importanti implicazioni per la scienza marziana in quanto può avere influenze sulla chimica atmosferica, l’abitabilità e la preparazione per l’esplorazione umana. Ma potrebbe anche essere d’interesse per la possibilità dello sviluppo di eventuali forme di vita, come suggerito da esperimenti di laboratorio effettuati agli inizi degli anni ’50.
Questi risultati confermano i dati raccolti più di 30 anni fa dai due lander Viking secondo cui le tempeste di polvere marziane potevano essere elettricamente attive.