A un passo dal 50° anniversario della missione Apollo 11 e dello sbarco sulla Luna, First Man - Il Primo Uomo (nelle sale a fine ottobre 2018) racconta la storia dietro all'allunaggio: quella del giovane Neil Armstrong (interpretato da Ryan Gosling) in corsa verso la Luna. Il film è tratto dall'unica biografia autorizzata di Armstrong ed è molto accurato e fedele alla storia.
Russi in testa. Prima dell'allunaggio l'Unione Sovietica (URSS) era in vantaggio nella corsa allo Spazio. Sono stati infatti i primi a inviare un satellite nello spazio (lo Sputnik), a mandare un uomo nello spazio (Juri Gagarin) e a compiere una passeggiata spaziale (Aleksei Leonov).
Prima del progetto Apollo, Armstrong ha lavorato per anni per la NASA come pilota collaudatore. Gli astronauti precedenti invece venivano dalle forze armate: Armstrong è stato il primo americano non-militare nello spazio.
Armstrong conobbe la morte da vicino quando sua figlia di appena due anni morì di polmonite. Fu dopo quel momento che volle «investire le sue energie in qualcosa di molto positivo», racconta la sorella June nella biografia: «fu allora che iniziò col programma spaziale».
Voci contro. Non tutti erano convinti della necessità di una corsa allo Spazio. Molti americani protestarono contro la NASA per i 24,5 milioni di dollari pubblici spesi per il programma Apollo. Ancora non sapevano quanto avrebbero fruttato alle casse dello Stato i brevetti delle innovazioni tecniche realizzate dal programma spaziale.
Armstrong era già andato nello Spazio, nel 1966, con la missione Gemini 8. Durante quel volo ci fu il primo rendez-vous: il primo aggancio (docking) nello Spazio tra due navicelle. Una tecnologia considerata fondamentale per le missioni Apollo. Ma quello fu anche un volo che quasi costò la vita agli astronauti.
Fuori controllo. Al malfunzionamento di un motore, la navicella Gemini cominciò a ruotare, e con lei anche i due astronauti all'interno: Armstrong e David Scott. La situazione era disperata: compivano una rotazione al secondo. Le registrazioni riportano: «Abbiamo seri problemi qui. Stiamo... Stiamo ruzzolando qui sopra».
Riuscirono a riprendere controllo della capsula usando i propulsori frontali. La missione prevedeva una permanenza di 3 giorni in orbita, ma ammararono nel Pacifico a meno di 11 ore dal decollo. Scossi, ma vivi.
Pericolo costante. L'anno dopo l'episodio della Gemini 8 si cominciava con il programma Apollo. Era il 1967 quando l'equipaggio dell'Apollo 1, durante un'esercitazione nella capsula, perse la vita a causa di un incendio nella capsula stessa. Fra i 3 uomini a bordo c'era anche Ed White, a cui Armstrong era molto legato.
A Houston, guidando un prototipo di modulo lunare, il LEM (Lunar Excursion Module), Armstrong sfidò nuovamente la morte. Durante il volo, del carburante cominciò ad uscire dal serbatoio, rendendo le sue manovre inutili. Armstrong si dovette quindi eiettare mentre era a 60 metri d'altezza.
Pronti a tutto. La preparazione alla missione comprendeva simulazioni di tutte le attività eseguite con la tuta, come prelevare campioni del terreno o discendere e risalire la scaletta del modulo lunare. Per farlo venne approntato un ambiente simile a quello lunare... Ad eccezione della gravità (per cui si usò un trucco) e dell'atmosfera.
Una curiosità: durante la preparazione per la missione Apollo 11, Neil Asrmstrong e compagni si allenarono a riconoscere le costellazioni al Planetario Griffith di Los Angeles, lo stesso della celebre scena di LaLaLand con Ryan Gosling.
Il 16 luglio 1969 i 3 astronauti partirono alla volta della Luna. La missione prevedeva un viaggio di 8 giorni e nessuna comodità, neppure una cabina-bagno. Gli astronauti dovevano urinare e defecare in appositi sacchetti.
Il terzo uomo. Quattro giorni dopo, il 20 luglio, giusto il tempo per coprire i 400.000 km circa che ci separano dal nostro satellite e mettersi in orbita, Armstrong pilotava il Modulo Lunare sulla superficie della Luna assieme a Buzz Aldrin. Invece Michael Collins rimase nel Modulo di Comando, in orbita attorno alla Luna. La suddivisione dei ruoli era stata decisa molto prima dell'inizio della missione e ogni astronauta si era preparato sui compiti specifici. Ad uscire per primo dal LEM fu Armstrong, in qualità di comandante della missione.
Respirazione sospesa. Durante la discesa del LEM gli operatori della sala di controllo di Houston e i commentatori e i telespettatori che seguivano l'evento in mondovisione trattennero il fiato finché Armstrong non annunciò: «L'Aquila è atterrata». Dal controllo di missione Charlie Duke esclamò: «Stavate per far diventare qualcuno blu. Ora respiriamo di nuovo».
Dopo anni di preparazione, la passeggiata sulla Luna fu davvero una passeggiata per Armstrong, su quel suolo «fine e polveroso», riportano le registrazioni delle conversazioni. Non si prese mai tutto il merito di quella storica impresa: «Quando hai centinaia di migliaia di persone che lavorano al meglio, sei spronato a dare il massimo. Questa è l'unica ragione del nostro successo», affermò in seguito. E questo era che ciò che ha consentito loro di tornare a casa sani e salvi.
Eroi segregati. Tornati sulla Terra, il 24 luglio, i tre non poterono riunirsi con le loro famiglie, ma dovettero restare isolati per 21 giorni, in quarantena.
All'epoca si aveva paura dell'esistenza di qualche strano virus lunare.
Fu così che Armstrong festeggiò il suo 39° compleanno in isolamento. Fra i 18 invitati c'erano solo i due compagni di viaggio e il personale NASA in quarantena con loro. Solo l'11 agosto i membri dell'equipaggio poterono ritornare a casa.
Il piccolo passo di un grande uomo. Come raccontato nel film, il primo passo e la bandiera furono solo un piccolo momento della grande storia di Neil Armstrong. Tornato dalla Luna, rimase sempre se stesso: «Sono e rimarrò sempre un ingegnere nerd con il proteggi-tasca e i calzini bianchi».