Spazio

Gli alieni di Darwin

Anche gli alieni sono soggetti alle leggi dell'evoluzione, che ci dicono che sono simili a noi. Quasi. O comunque in qualche parte.

Non importa se per loro la vita è basata sul carbonio o sul silicio, se l'informazione genetica è trasportata dal DNA o dall'XNA. Gli alieni, se esistono, sono stati come noi plasmati dalla selezione naturale e questo ci dà una regola universale sulla vita: col tempo, diventa sempre più complessa. Queste sono le conclusioni degli astrobiologi dell'Università di Cambridge pubblicate in una nuova ricerca dal titolo Darwin's aliens.

Infiniti scenari. Molte speculazioni sulla vita aliena, commenta il coordinatore dello studio, Sam Levin, si basano sul modo in cui la vita si è evoluta sulla Terra. Prendiamo a esempio la questione degli occhi: organi simili agli occhi sono comparsi e ricomparsi in modo indipendente almeno 40 volte nella storia della vita terrestre, e questo potrebbe far pensare che gli occhi siano presenti in tutto l'Universo.

Ma il nostro campione di pianeti abitati è... 1! Non possiamo affidarci a questo tipo di logica, che potrebbe essere geocentrica, cioè viziata dalle condizioni del nostro pianeta. Per quel che ne sappiamo potrebbero non avere occhi, o averne 40, uno vicino all'altro o sparpagliati attorno al qualcosa che (forse) potremmo chiamare corpo...

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Queste illustrazioni rappresentano i livelli di complessità da cui una forma di vita aliena potrebbe passare. A) è una semplice molecola replicante, B) è un'entità simile ad una cellula, soggetta alla selezione naturale, e C) è un complesso alieno con parti del corpo composte da entità simili, ma con diversi compiti. © Helen S. Cooper, Oxford University
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Questo è un Octomite, un alieno simile a un tubero preso a esempio del concetto di complessità: come il corpo umano è composto da cellule che collaborano per mantenerlo in vita, così l'alieno-tubero è composto da piccole entità, un tempo divise, che l'evoluzione ha reso cooperative in un "macro organismo". © Helen S. Cooper, Oxford University

Evoluzione e complessità. Levin e colleghi hanno invece basato il loro studio sulle cosiddette Major Transitions, le pietre miliari dell'evoluzione. Ovvero quei passaggi che hanno aumentato la complessità della vita, come ad esempio l'aggregazione di organismi unicellulari per creare la vita multicellulare di piante e animali. Questi sono passaggi chiave per la complessità della vita, osservano i ricercatori, e accadono solo in condizioni specifiche ed estreme.

Simili. Non possiamo sapere se ipotetici alieni siano più simili a ET o a Predator, ma, basandosi sulla teoria dell'evoluzione, Levin e colleghi sostengono che devono essere simili a noi almeno in una cosa. «Crediamo che, come gli esseri umani, siano costituiti da una gerarchia di entità che collaborano per produrre un alieno», afferma Levin: «a ogni livello dell'organismo ci saranno meccanismi in atto per eliminare i conflitti, mantenere la cooperazione e preservare l'organismo...»

C'è nessuno? Levin conclude sottolineando che «potenzialmente ci sono centinaia di migliaia di pianeti abitabili solo nella nostra Galassia. Non possiamo dire se siamo o non siamo noi i soli viventi nella Via Lattea o nell'Universo, ma nel caso in cui non lo fossimo abbiamo fatto un piccolo passo in avanti nella conoscenza dei nostri vicini» e adesso sappiamo che cosa possiamo aspettarci di trovare, più o meno.

4 novembre 2017 Davide Lizzani
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