Il prototipo della Starship, una vera e propria astronave progettata e costruita da SpaceX (Elon Musk), è esploso il 2 marzo durante un test di pressurizzazione con azoto liquido, a Boca Chica (Texas). La navicella, identificata con la sigla SN1, era appunto un prototipo della futura Starship, uno "shuttle" riutilizzabile e capace - nelle intenzioni di Musk - di trasportare un centinaio di persone alla volta verso la Luna, Marte e forse anche oltre. Un altro prototipo (più piccolo) era esploso durante un test simile nel novembre del 2019.


A commento del test del 2019, Gwynne Shotwell, direttore operativo di SpaceX, afferma che «l'esplosione era stata messa in conto: mentre costrivamo quella prima navicella ci siamo subito resi conto che "non era la strada giusta", e a quel punto l'abbiamo sottoposta a uno stress test di alta pressione». Il fallimento del test del 2 marzo, invece, è giunto inatteso: le prime indagini suggeriscono che la causa è da ricercare nella parte inferiore del modello, dove c'è il sistema che assorbe il carico di spinta di uno dei potenti motori Raptor che equipaggeranno il lanciatore per la Starship.

L'astronave è infatti progettata per essere lanciata da un razzo gigantesco, della serie dei Falcon di SpaceX, spinto da 37 motori Raptor: così equipaggiato, il Falcon, probabilmente un Super Heavy, darà la giusta spinta alla Starship verso la Luna o Marte. Nonostante l'incidente, che non sembra pregiudicare altri programmi, la space company ha fatto sapere che un secondo prototipo, denominato SN2, potrebbe essere pronto già tra qualche giorno: se supererà i test a terra, potrebbe essere lanciato fino a 20 chilometri di quota.