Circa dieci anni fa, durante un programma osservativo dedicato allo studio di giovani galassie lontane, furono scoperte delle immense nubi di idrogeno, denominate “blob”, che apparivano molto luminose in luce visibile, ma la loro natura e la sorgente dell’enorme quantità di energia alla base della loro eccezionale luminosità erano rimaste finora poco chiare. Sulla base di modelli teorici e di nuovi dati osservativi, un gruppo internazionale di astronomi è stato in grado di dimostrare che l’energia che alimenta questi blob proviene dalla materia che sta per essere fagocitata da buchi neri supermassicci e da improvvise fasi di intensa formazione stellare.
Si pensa che le galassie si formino da gigantesche nubi di gas che collassano sotto l’effetto della propria gravità e che si raffreddano emettendo radiazione. Questo “collasso” gravitazionale si interromperebbe quando il gas viene riscaldato dalla potente radiazione prodotta dalle stelle giganti della prima generazione e da quella proveniente dai dischi di materia in accrescimento attorno ai buchi neri supermassicci presenti nelle regioni centrali di queste giovani galassie. Si tratta di una fase che da tempo gli addetti ai lavori cercavano di capire e che è caratterizzata dal fatto che sia le galassie sia i buchi neri al loro centro ad un certo punto rallentano bruscamente il loro rapido accrescimento a causa di questi fenomeni di riscaldamento. In pratica, la materia in collasso viene respinta nello spazio dall’enorme energia che viene prodotta nelle prime fasi di formazione della galassia, prevenendo così un’ulteriore crescita.
Nell’immagine a sinistra uno dei ‘blob’ di gas osservati dal Telescopio Spaziale ‘Hubble’. A destra, un’illustrazione di come potrebbe apparire una giovane galassia nelle sue prime fasi evolutive all’interno del ‘blob’.
L’osservatorio orbitante per raggi X Chandra e altri telescopi basati a terra e nello spazio hanno osservato un complesso di 29 giovanissime galassie denominato SSA22. Queste enormi nubi di gas che hanno dimensioni di diverse centinaia di migliaia di anni luce e distano da noi circa 11 miliardi di anni luce, ci appaiono quindi come erano quando avevano un’età di circa 2 miliardi di anni. In cinque di questi oggetti Chandra ha rilevato i chiari segni della presenza di un buco nero supermassiccio, mentre in altri tre casi è molto probabile la presenza di questi oggetti collassati.
A differenza di quanto finora creduto, quindi, il gas che forma i blob non si raffredda formando delle stelle, ma va a contribuire al rifornimento del gas caldo osservato nello spazio intergalattico. L’insieme di blob che formano SSA22 non sono altro che gli embrioni di un massiccio ammasso di galassie.