I relitti spaziali che circondano la Terra continuano a crescere di numero e presto o tardi potrebbero scatenare un conflitto armato: è la conclusione di un report – forse eccessivamente allarmistico – stilato dalla Russian Academy of Science, che verrà pubblicato sulla rivista Acta Astronautica.
Secondo Vitaly Adushkin, già autore nel 2008 di un libro sul tema (Catastrophic Events Caused by Cosmic Objects), se un frammento tecnologico dovesse danneggiare o distruggere il satellite militare di qualche paese, sarebbe difficile dimostrare che si sia trattato di un semplice incidente e non di un attacco volontario messo in atto da una potenza rivale.
Delitto perfetto. Fino a oggi si è dato molto risalto al fatto che la spazzatura spaziale possa cadere ovunque sul suolo terrestre, rappresentando un rischio per cose o persone: lo scorso mese di novembre, ad esempio, abbiamo assistito al ritorno inatteso di un detrito di 20 kg in Spagna e al "tuffo" in mare del relitto di una missione Apollo.
L'analisi di Vitaly Adushkin sposta però il tiro sul versante politico, sottolineando che «il proprietario di un satellite andato distrutto è difficilmente in grado di determinare rapidamente la vera causa dell'incidente». A tale proposito lo scienziato afferma che negli ultimi decenni ci sono stati svariati danneggiamenti "sospetti" a satelliti operativi, le cui cause sarebbero imputabili tanto alla collisione con un avanzo spaziale quanto all'azione aggressiva di una superpotenza (leggi). «E questo», scrive, «è un dubbio politicamente pericoloso».
Campanello di allarme? Nel 2013 la missione del satellite russo Blits fu interrotta anzitempo a seguito dell'impatto con uno sciame di frammenti, appartenuti a una sonda meteorologica fuori uso distrutta dalla Cina sei anni prima. Per smantellarla i cinesi si erano serviti di un missile che aveva lasciato in orbita più di 3milla pezzi: l'incidente non scatenò frizioni internazionali, ma fu una dimostrazione delle capacità anti-satellite del colosso orientale.
Discarica fuori controllo. Realistica o meno che sia, la minaccia ipotizzata nel rapporto russo pone di nuovo l'accento sul grado di inquinamento dell'orbita terrestre. I dati più recenti parlano di circa 23mila rottami grandi oltre 10 centimetri, ma le stime suggeriscono che nell'orbita terrestre bassa (la fascia che va da 160 e 2000 km di altitudine) ci potrebbero essere mezzo milione di schegge che vanno da uno a 10 cm e 100 milioni di particelle ancora più piccole.
Il problema non è di facile soluzione, sebbene le proposte per fare un po' di pulizia non manchino: tra queste (l'improbabile) cannone laser da montare sulla ISS e il satellite Pac-Man che potrebbe diventare operativo nel 2018.