Lo scorso mese di gennaio due astronomi del California Institute of Technology (Pasadena, Usa) hanno presentato l'affascinante ipotesi dell'esistenza di un altro pianeta nel Sistema Solare, mai rilevato e subito etichettato Planet Nine, pianeta nove ("nove" è la posizione lasciata libera da Plutone quando è stato declassato da pianeta a pianeta nano). L'ipotesi si basa sulle anomalie orbitali di alcuni oggetti della Fascia di Kuiper, la “ciambella” di asteroidi e comete che circonda il Sistema Solare, che si spiegherebbero considerando gli effetti gravitazionali esercitati da un altro pianeta con massa 10 volte quella terrestre.


È però un calcolo tutto matematico: i due ricercatori hanno sottolineato di poter identificare un'orbita, ma non la posizione del pianeta che la percorrerebbe in un tempo indefinito compreso tra i 10 e i 20 mila anni.
La ricerca è dunque iniziata, e sempre grazie ai calcoli un team di scienziati francesi ha dimostrato che si può ridurre di molto l’area di cielo dove cercarlo. In un lavoro pubblicato su Astronomy and Astrophysics i francesi avrebbero dimostrato che, in base ai dati di Cassini (Nasa/Esa), la sonda in orbita attorno a Saturno dal 2004, è possibile escludere dalla ricerca due grandi aree del cielo.

Lavoro a metà. Usando un modello matematico i ricercatori francesi hanno studiato quale potrebbe essere l’influenza del nono pianeta su Saturno, in particolare, e sugli oggetti della Fascia di Kuiper, se ruotasse sull’orbita prevista dagli americani. In questo modo avrebbero dato una risposta all'incertezza della distanza tra Saturno e la Terra e, per il pianeta nove, identificate (per esclusione) le aree del Sistema Solare dove potrebbe trovarsi: un contributo prezioso, considerati i carichi di lavoro dei grandi telescopi terrestri e dell'Hubble Space Telescope - probabilmente gli unici che potrebbero rilevarlo.
Jacques Laskar, dell’osservatorio di Parigi, coautore della ricerca, ritiene che se Cassini potesse restare in orbita attorno a Saturno fino al 2020 l'area di ricerca potrebbe essere ulteriormente ridotta. Purtroppo, però, per Cassini siamo quasi a fine vita: il prossimo anno i tecnici della Nasa la faranno precipitare nell’atmosfera di Saturno. A meno di nuovi finanziamenti per mantenere attivo il suo team tecnico e di ricerca.