Nel 1962 una donna scrisse alla Nasa che sognava di poter un giorno indossare una tuta spaziale... In quell'occasione l'agenzia rispose di non avere programmi che riguardassero donne astronaute, e di non prevederli per il futuro. Sedici anni dopo la Nasa ammetteva la prima donna nel programma spaziale, Sally Ride, che andò poi nello Spazio nel 1983.
Mai più senza. A ricordarci quanto fossero goffi i tentativi di gestire la novità in un mondo fino a quel momento esclusivamente maschile - con alcune, luminose eccezioni - è un tweet pubblicato il 16 gennaio dal Nasa History Office che mostra un cimelio da museo: una trousse di trucchi destinata alle astronaute, che i "lungimiranti" scienziati americani (maschi) avrebbero voluto inserire nell'equipaggiamento dello Shuttle.
Il tweet riporta anche un commento della stessa Ride durante la settima missione dello Shuttle, nel 1983: «Gli ingegneri della Nasa, nella loro infinita saggezza, hanno deciso che le donne astronaute avrebbero desiderato dei trucchi - quindi hanno creato un kit di make-up... Potete immaginare le discussioni tra ingegneri, in gran parte maschi, su cosa dovesse contenere».
Sally Ride: "The engineers at NASA, in their infinite wisdom, decided that women astronauts would want makeup - so they designed a makeup kit... You can just imagine the discussions amongst the predominantly male engineers about what should go in a makeup kit." #RideOn #Classof78 pic.twitter.com/dNZ51cWELH
— NASA History Office (@NASAhistory) 16 gennaio 2018
Il prototipo di astuccio comprendeva mascara, eyeliner, ombretto, blush, lucidalabbra e, naturalmente, uno struccante. Nello Spazio non ci andò mai ed è oggi esposto nello Human Spaceflight Museum, in Virginia.
Eccesso di zelo. I kit per l'igiene personale nello Spazio furono previsti già dagli anni '60 per le prime missioni, all'epoca tutte al maschile, e comprendevano spazzolino, dentifricio, il necessario per radersi e per lavarsi. Di per sé non ci sarebbe niente di male a truccarsi nello Spazio, ma fa sorridere che sia stata una preoccupazione della prima ora per chi preparò le prime missioni con astronaute donne. Sally Ride dovette confrontarsi con molte situazioni di questo tipo.
In un'intervista, dopo la missione, la Ride raccontò di giornalisti che le chiedevano insistentemente quali trucchi avesse portato nello Spazio: «Non erano interessati a quanto fossi preparata a far funzionare il braccio dello Shuttle o a liberare i satelliti per le comunicazioni...» (analoghe domande sono state rivolte nel 2015 a un equipaggio di cosmonaute russe prima di una simulazione di missione lunare). Ride dovette anche ridimensionare alcune stime degli ingegneri della Nasa, che le chiesero di quanti assorbenti avesse bisogno per una missione di una settimana: 100 è il numero giusto? «No - rispose l'astronauta - non lo è».