La rete di laghi d'acqua salata presente sotto al polo sud di Marte potrebbe ampliarsi notevolmente. O forse no: nuove interpretazioni dei segnali radar acquisiti in questa regione del Pianeta Rosso sembrerebbero indicare l'esistenza di decine di specchi d'acqua sotterranei mai individuati prima d'ora, ma c'è qualcosa sulla loro natura che ancora non torna. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters.
Le scoperte precedenti. Nel 2018 l'analisi dei dati raccolti dal radar sottosuperficiale MARSIS, uno degli strumenti a bordo della sonda dell'ESA Mars Express, aveva dimostrato l'esistenza di un lago d'acqua liquida salata largo circa 19 km in prossimità del polo sud di Marte, a 1,5 km di profondità. Nel 2020, lo studio di un'area più estesa attorno al lago principale ne aveva evidenziati altri tre, ciascuno di una decina di km di diametro, non si capiva se in connessione tra loro.
Ce ne sono altri? Ora un nuovo team dell'Arizona State University e del JPL della NASA ha analizzato a fondo 44.000 osservazioni della regione subpolare di Marte raccolte da MARSIS negli ultimi 15 anni, soffermandosi su distanze più ampie in orizzontale, sulla superficie marziana, e in verticale (verso le profondità del Pianeta Rosso). Gli scienziati hanno così individuato decine di nuove macchie riflettenti simili a quelle già interpretate come laghi, alcune delle quali vicine alla superficie, dove la temperatura è probabilmente troppo bassa per consentire la presenza di acqua liquida - persino nella forma di brina salmastra ipotizzata per il sottosuolo marziano.
Di che cosa si tratta? «Non siamo certi se questi segnali siano acqua liquida o meno, ma sembrano molto più diffusi rispetto a quanto trovato nel paper originale. O l'acqua liquida è comune, sotto al polo sud di Marte, oppure questi segnali indicano qualcos'altro» commenta Jeffrey Plaut, tra i principali responsabili dello strumento MARSIS (che sta per Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionospheric Sounding). Come spiega il giornalista di Focus Gianluca Ranzini, «il radar invia verso il pianeta rosso delle onde radio, che in parte vengono riflesse dalla superficie e in parte penetrano sotto, fino a 5 km, e poi vengono anch'esse riflesse. Lo strumento raccoglie le onde riflesse nel sottosuolo e può in questo modo determinare la composizione di ciò che si nasconde sotto la superficie».
Che cosa permetta ai nuovi, ipotetici laghi poco profondi di rimanere liquidi, ancora non è chiaro. Gli scienziati hanno pensato a fenomeni vulcanici che però non sembrano aver di recente riguardato il sottosuolo al polo sud di Marte.
Potrebbe anche non trattarsi di laghi: future analisi chiariranno forse questi dubbi.