Nel corso del suo terzo ed ultimo flyby su Mercurio, avvenuto lo scorso 29 settembre, la sonda Messenger ci ha offerto una visione quasi completa della superficie del pianeta e fornito nuove conoscenze scientifiche su questo mondo relativamente sconosciuto.
Nonostante un problema di funzionamento degli strumenti di bordo, prontamente risolto, la camera ad alta risoluzione e gli altri strumenti della sonda hanno svelato un altro 6% della superficie di Mercurio, una regione mai vista prima ad una distanza così ravvicinata. Adesso, disponiamo di immagini ad alta risoluzione di circa il 98% della superficie di questo pianeta.
Le nuove immagini, nonostante le ridotte dimensioni della nuova area (una strisciata di circa 560 km della regione equatoriale) hanno riservato nuove sorprese. Tra le interessanti morfologie superficiali riscontrate durante il terzo flyby c’è una regione molto chiara (in alto a destra nell’immagine in basso) che circonda una depressione irregolare di sospetta origine vulcanica. Probabilmente, si tratta del materiale espulso recentemente da una violentissima eruzione di tipo piroclastico. Nella stessa immagine (in basso a sinistra) è chiaramente visibile un bacino da impatto con un doppio anello il cui diametro è di circa 290 km.
Una delle immagini riprese dalla sonda Messenger durante il suo terzo ed ultimo flyby di Mercurio, in cui è visibile una regione della superficie del pianeta finora sconosciuta..
Ma il risultato più interessante è stato quello ottenuto da uno degli strumenti della sonda che durante il flyby ha osservato la sottile esosfera del pianeta, rivelando come questa vari in funzione della distanza del pianeta dal Sole.
Mentre nel corso dei primi due flyby la coda di sodio neutro era molto estesa, adesso appariva circa 20 volte meno intensa e molto ridotta in misura. Questo comportamento è legato alle variazioni della pressione di radiazione solare al variare della distanza del pianeta dalla nostra stella, a testimonianza che l'esosfera di Mercurio è tra le più dinamiche del Sistema Solare.
Immagine della tenue atmosfera di Mercurio, formata da atomi di sodio, come era nell’ottobre 2008, durante il secondo flyby, e come appariva alla fine dello scorso settembre. La pressione della radiazione solare “soffia via” la sottilissima coltre di gas che circonda il pianeta, producendo un fenomeno simile a quello di una coda cometaria.
Inoltre, il calcio ed il magnesio presentano delle variazioni stagionali diverse da quelle del sodio, un comportamento che non è stato ancora completamente compreso. Lo studio dei cambiamenti stagionali di tutti i componenti della sottilissima atmosfera del pianeta fornirà informazioni chiave sull'importanza relativa dei processi che generano, sostengono e modificano il tenue inviluppo di gas che circonda Mercurio. Il terzo flyby ha inoltre rivelato nuove informazioni sulle abbondanze di ferro e titanio sulla superficie del pianeta.
La sonda ha completato quasi tre quarti del suo lunghissimo viaggio interplanetario di poco meno di 8 miliardi di chilometri, prima di entrare in orbita polare attorno a Mercurio nel marzo 2011.