I pannelli solari per la missione Hera, che sarà lanciata nell'ottobre del 2024 e dopo 450 milioni di chilometri raggiungerà l'asteroide binario Didymos, hanno superato tutti i test. Questa missione, sviluppata dall'Agenzia Spaziale Europea, tornerà a far visita all'asteroide che il 26 settembre del 2022 fu oggetto di un esperimento spaziale senza precedenti: la sonda Dart, infatti, fu inviata a impattare su Dimorphos, satellite di Didymos, per verificare la fattibilità di deviarlo.
In sicurezza. Il test ha avuto pieno successo ed è stato una pietra miliare per le strategie in corso di studio per la difesa del nostro Pianeta, se si presentasse il rischio di collisione con un corpo celeste. Hera verificherà a distanza di tempo gli esiti dell'impatto che ha modificato la traiettoria di Dimorphos (grande circa 160 metri) anche grazie all'effetto di azione-reazione prodotto dalle polveri espulse per giorni dall'asteroide.
Made in Italy. Ma per arrivare fino alla coppia Didymos-Dimophos la strada da percorrere come detto è lunga, e la sonda Hera dovrà contare su una fonte di energia affidabile per molti anni: i suoi pannelli solari made in Italy. Realizzati da Leonardo nello stabilimento di Nerviano (Mi), sono due "ali" ciascuna delle quali è composta da 3 pannelli per una superficie totale di circa 14 metri quadrati e 1.600 celle ognuna grande quasi il doppio di una carta di credito.
Distante dal Sole. La difficoltà è infatti produrre abbastanza energia molto lontano dal Sole, dove la sonda si avventurerà. Alla sua massima distanza dalla nostra stella riceverà solo il 17% dell'energia di cui può disporre un satellite in orbita terrestre, ma i pannelli saranno in grado di generare comunque una potenza di 800 watt, come quella massima di un forno a microonde casalingo.
Test estremi. Per essere "qualificati" per la missione, i panelli solari sono stati sottoposti da Leonardo a una serie di test: innanzitutto in condizioni di vuoto, come nello spazio, poi per sopportare temperature che vanno da -100 °C a +140 °C. Inoltre, è stata verificata la tolleranza allo stress del lancio, in cui la sonda e i suoi pannelli vengono sottoposti a intense vibrazioni e a forte rumore: per quest'ultimo aspetto, un subwoofer è stato posizionato davanti all'ala, emettendo suoni forti come in un concerto rock.
E ancora, le celle fotovoltaiche sono state ispezionate una a una per rilevare anche le minime anomalie. Infine, sono stati svolti i "deployment test", per verificare che le ali con i pannelli siano state agganciate correttamente al corpo del satellite e si aprano e si chiudano come previsto.
Ora i pannelli saranno smontati dal satellite e chiusi in una "cassaforte" fino alla data di lancio.
Non è la prima volta. Per Leonardo, Hera è la terza missione ESA che richiede pannelli fotovoltaici in grado di operare in condizioni di così scarsa illuminazione e a una distanza così elevata dal Sole: il primo esempio è stata ROSETTA (verso una cometa) e il caso più recente JUICE (verso Giove, a 800 milioni di chilometri dal Sole).