Sono piccoli, 10 cm per lato, ma hanno l’ “intelligenza” e la potenza dei loro fratelli maggiori: stiamo parlando dei due cubesat, i microsatelliti a forma di cubo, lanciati in orbita dalla NASA lo scorso 5 dicembre.
Decollati a bordo di un razzo Atlas V, i due apparecchi serviranno agli scienziati per sperimentare hardware e software di nuova generazione che potrebbero aprire la strada a una nuova famiglia di satelliti di piccole e piccolissime dimensioni.
I due apparecchi sono stati sviluppati con la collaborazione di Università e aziende private e verranno impiegati per condurre dallo spazio misurazioni metereologiche e climatiche.
Miniscienziato in orbita
Il primo è stato realizzato dal California Polytechnic State University ed è equipaggiato con uno speciale software in grado di ridurre notevolmente i tempi necessari per la trasmissione a terra delle immagini scattate dai satelliti. Il microapparecchio, dall’alto della sua orbita, è in grado di analizzare una enorme mole di dati e trasmettere per primi agli scienziati quelli più importanti e urgenti.
“IPEX (questo il nome dell’apparecchio, ndr), permetterà alla NASA il riconoscimento automatico dei dati scientificamente più rilevanti, come eruzioni vulcaniche, inondazioni e incendi. Sarà in grado di segnalare questi eventi e di seguirne da solo l’evoluzione” ha spiegato alla stampa Steve Chien, responsabile della missione presso il JPL di Pasadena
Clima sotto (micro)osservazione
L’altro minisatellite, M-Cubed/COVE, è stato realizzato all’Università del Michigan di Ann Arbor, e avrà il compito di scattare fotografie al nostro pianeta. Obiettivo della sua messa in orbita è la validazione di nuovi algortimi che, in futuro, permetteranno osservazioni più dettagliate delle nuvole e dell’aerosol atmosferico e la loro relazione con i cambiamenti climatici in atto.
Elettronica standard
La missione è sponsorizzata dalla NASA che, visti i problemi di budget degli ultimi anni, è molto interessata allo sviluppo di tecnologie di questo tipo: la messa in orbita dei cubesat e la loro costruzione sono infatti molto meno costose rispetto alle tecnologie tradizionali.
I cubesat non sono una novità assoluta: dal 2003, quando è stato messo in orbita il primo esemplare, ne sono stati lanciati più di 70. Uno dei punti di forza di questi apparecchi è l'utilizzo di componenti elettronici standard e non costosi pezzi speciali progettati per lo spazio.
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