In un film di fantascienza che si rispetti, quando gli alieni entrano in contatto con la razza umana, la decisione su come reagire è affidata di solito a un team composto da politici (di solito americani...) e scienziati: un eroe che salverà la situazione viene sempre fuori...
Ma siamo sicuri che la risposta degli esperti sia sempre quella giusta? Se lo è domandato un gruppo di ricercatori britannici che lavora al progetto SETI, e che passa gran parte del proprio tempo a scandagliare l’universo alla ricerca di un segnale da parte di civiltà extraterrestri.
Gli accademici hanno così deciso di provare a chiedere alla gente comune cosa bisognerebbe fare nel caso in cui ET si mettesse in contatto con noi. Dovremmo rispondere? E come? Invitandoli a un incontro o suggerendo di girare al largo dal nostro Pianeta? O sarebbe forse più saggio adottare la strategia dell’opossum, cioè fingerci morti e non rispondere?
Power to the people. Gli scienziati di Sua Maestà hanno pubblicato online un sondaggio al quale chiunque può partecipare ed esprimere un parere.
«Non c’è alcun protocollo condiviso su come reagire a un eventuale contatto alieno. Per questo vogliamo dare voce alla gente comune», spiega al Guardian l’astronomo Martin Dominik. «La questione, visti i potenziali impatti, non può riguardare solo gli scienziati».
Secondo la Royal Society si tratta del più ampio sondaggio mai condotto su questo argomento. Le domande sono tante e spaziano dall’opportunità di esplorare il cosmo alla ricerca di altri esseri intelligenti fino al modo con cui un'eventuale scoperta di questo tipo andrebbe condivisa dai governi e dalla comunità scientifica.
Complotti spaziali. Già, perchè nell’epoca dei social network la credibilità delle fonti potrebbe giocare un ruolo chiave nella diffusione di una notizia del genere. In realtà una procedura su cosa fare in caso di “primo contatto” esiste ed è stata codificata proprio dagli scienziati del SETI, ma è improbabile che qualcuno, nel caso, la rispetti. Gli scienziati che lavorano al progetto, infatti, presi dall’entusiasmo, finirebbero per comunicare quasi in tempo reale l’eventuale scoperta di un segnale "buono". Ma poi potrebbero volerci mesi, anni o decenni per decifrarlo e in quel lasso di tempo nascerebbero teorie del complotto non solo inutili, ma potenzialmente molto pericolose per l’ordine pubblico e per la sicurezza delle persone.
Seti e meti. Ma non c’è solo SETI che sta cercando un contatto con civiltà lontane da noi: nei prossimi mesi i ricercatori di METI International (Messaging Extraterrestrial Intelligence) invieranno nello spazio profondo un segnale che conterrà riferimenti alla tavola periodica degli elementi.
Chissà se (e come) ET risponderà...