Tra una decina di giorni la sonda ExoMars Trace Gas Orbiter (Esa/Roscosmos), arrivata in prossimità di Marte il 16 ottobre, inizierà il programma stabilito, ossia l'osservazione e lo studio dell'atmosfera del Pianeta Rosso. Nel frattempo prosegue l'analisi dei dati inviati dal lander, Schiaparelli, durante la discesa che l'ha infine portato a schiantarsi al suolo, il 19 ottobre.
Questo è il riepilogo, rilasciato dall'Esa, di quanto è al momento accertato. Ricordiamo che la discesa di Schiaparelli avveniva "in automatico": tutto avveniva in modo programmato, sulla base di input dalla strumentazione.
1. La strumentazione di Schiaparelli ha funzionato perfettamente dal momento in cui la sonda si è risvegliata, dopo i tre giorni di ibernazione trascorsi dal momento in cui si è separata da TGO. Gli strumenti hanno permesso di attivare il sistema che ha misurato i movimenti della sonda durante la discesa.

2. La sonda ha attraversato gli strati superiori dell'atmosfera protetta dallo scudo termico: raggiunto lo strato più denso il computer di bordo ha disposto l'apertura del paracadute e una cinquantina di secondi dopo si è sganciato lo scudo termico inferiore che aveva protetto la sonda.
È a questo punto che sono iniziati i guai: non è certo che il paracadute si sia staccato come da piano di volo. È possibile che lo strumento IMU (Inertial Measurement Unit), che doveva fornire alla sonda informazioni sul suo orientamento nello spazio, abbia avuto un problema, al punto che il computer "ragionava" come se la sonda stesse scendendo sottosopra, ossia capovolta, e dunque le distanze risultavano negative.
3. Le conseguenze sono state drammatiche: il paracadute si è staccato prima del dovuto e i razzi che avrebbero dovuto frenare la sonda fino ad una velocità prossima a zero sono rimasti accesi per soli tre o quattro secondi anziché una trentina.

4. Con tali dati a disposizione il computer di bordo ha creduto di essere arrivato, mentre Schiaparelli si trovava ancora a oltre 2 km di quota, e così disposto lo spegnimento dei motori.
Zona di guerra. Il resto è noto: la sonda è precipitata a 300 chilometri all'ora fino al suolo, esplodendo nell'impatto. Sembra che in questa fase alcuni strumenti abbiano funzionato perfettamente, ossia come se la sonda avesse già toccato il suolo regolarmente.
Ora ci si chiede che cosa non ha fatto funzionare l'IMU. Secondo alcune indiscrezioni raccolte dal giornalista Paolo Attivissimo, riportate nel suo sito, è probabile che la causa sia da ricercare a monte, nel mancato drop test (il test di caduta) in fase di progettazione, ossia lo sgancio di una navicella simile alla sonda da un aereo per studiarne il comportamento in caduta.
Attivissimo imputa l'omissione del test ai costi e al fatto che avrebbe dovuto svolgersi in un'area critica, in Romania, non molto lontano dalle aree di conflitto in Ucraina.
Ora però è assolutamente necessario capire che cosa è effettivamente avvenuto, per trovare una soluzione che permetta alla prossima missione, ExoMars 2020, di portare con successo un rover operativo su Marte. Sembra che tutto questo possa comportare un esborso di ulteriori 3-400 milioni di euro per i Paesi che contribuiscono all'ESA. Ma già corrono voci di un possibile, ulteriore rinvio della missione.