Le stelle che costituiscono le costellazioni non sono unite in base a un criterio scientifico, ma per pura associazione fantastica. Infatti le stelle distano tra loro anche diversi anni luce, ma osservandole dalla Terra si ha la sensazione di vederle distribuite sulla volta celeste tutte alla medesima distanza. Fin dall’antichità alcuni gruppi di stelle sono stati idealmente uniti a dare rappresentazioni battezzate con nomi di animali, eroi mitologici, personaggi. Così, grazie a Egizi, Babilonesi, Cretesi, Greci e Latini sono state tramandate a noi alcune mappe del cielo. Unica eccezione sono le costellazioni vicine al Polo Sud celeste che non erano mai state viste dai nostri antenati europei/mediorientali prima delle esplorazioni tra il XV e il XVII secolo, ma anche quelle sono state identificate senza un vero criterio, sulla base di vaghe analogie. Nel 1928 l’International Astronomic Union ha definito le costellazioni attualmente riconosciute, “ritagliando” pezzi di sfera celeste che contenessero le costellazioni storiche. Nonostante siano solo un effetto ottico dovuto alla prospettiva, le costellazioni restano comodi e immediati riferimenti per orientarsi nel cielo di notte. Per esempio, pensare che Mizar è la seconda stella della coda dell’Orsa maggiore permette un’individuazione più rapida della porzione di cielo interessata senza l’aiuto di strumenti astronomici.