In passato abbiamo lanciato satelliti e razzi senza preoccuparci troppo della loro fine, e ora l'orbita terrestre è piena di detriti potenzialmente pericolosi. Come liberarcene? Ne abbiamo parlato questa mattina a Ravenna durante l'incontro "A spasso nello Spazio", nella quinta tappa dell'iniziativa "on the road" Panorama d'Italia.
I satelliti in disuso rischiano di scontrarsi e distruggersi in mille pezzi, o anche di scoppiare se contengono ancora scorte di carburante, ha spiegato Luisa Innocenti, Head of Clean Space Office di ESA. Si trovano soprattutto in due zone: in orbita vicina e in orbita geostazionaria. La maggior parte appartiene a USA, Russia e Cina, ma soltanto perché l'Europa ha lanciato di meno.
Distanza di sicurezza. Sulla gestione dei satelliti in disuso ci sono oggi regole più stringenti: o si fanno schiantare in atmosfera, o si portano a oltre 2000 km da Terra, in una fascia sicura. Il grosso problema ingegneristico è come rimuovere i più grossi dalle "autostrade orbitali" in cui si trovano.
Strumenti di cattura. Le soluzioni privilegiate sono due: la loro cattura con bracci meccanici, precisi ma che devono operare da vicino; o quella attraverso apposite reti di cattura, che implicano però un più difficile rientro atmosferico.
Queste ultime sono anche state testate in voli suborbitali, per capire come funzionino in assenza di gravità. Altre soluzioni prevedono "ganci" da costruire su satelliti futuri o arpioni per catturare quelli ormai vecchi.
Lucio Quadrani, fisico dell'Università di Bologna, ci ha raccontato della ricerca di raggi cosmici in un esperimento orbitante sulla ISS, in collaborazione con il CERN e con altri centri di eccellenza europei. Dal 2011 a oggi diverse pubblicazioni su raggi cosmici registrati stanno portando evidenze di materia oscura.
Umberto Guidoni ci ha invece guidato in un appassionante viaggio nello Spazio, facendo da padrone di casa negli ambienti angusti e dalla vista spettacolare della ISS. Anche la ISS è destinata, prima o poi, a diventare un relitto spaziale. Rimarrà operativa fino al 2024, forse fino al 2028, ma poi occorrerà pensare a come riutilizzarla o a come smantellarla.