Già durante il primo volo umano nello spazio, il 12 aprile 1961, Yuri Gagarin provò a nutrirsi in assenza di gravità. L’astronauta russo scoprì che i movimenti combinati dei muscoli della lingua, della faringe e dell’esofago, così come accade normalmente sulla Terra, anche nello spazio sono sufficienti a spingere il cibo nello stomaco. Qui i processi fisico-chimici che portano alla trasformazione degli alimenti procedono regolarmente senza che ci sia bi-sogno dell’intervento della forza di gravità. In genere, i pasti degli astronauti sono disidratati e l’acqua viene aggiunta al momento di consumarli. Fin dalle missioni Apollo, i menù sono sempre stati ricchi e attraenti: uova e pancetta per colazione, e poi insalate di pollo, di tonno, zuppe di piselli e perfino spaghetti al ragù. Per quanto riguarda il cibo, in realtà, l’unica vera differenza è che sulla Terra un terzo delle calorie vengono bruciate per reggere il nostro stesso peso.