Curiosity da quasi 7 anni sta analizzando il suolo marziano. E tra le molte foto scattate dal rover e diffuse dalla Nasa ce ne sono alcune che lasciano perplessi: sembra che Curiosity sia ripreso da dall'esterno, da qualche... marziano di passaggio. Queste foto sono definite “selfie” dall'ente spaziale americano, ma non si capisce esattamente come siano state realizzate.
Multiscatto. La risposta è che non si tratta di singole foto, ma di immagini assemblate ciascuna da oltre 50 scatti realizzati dalla fotocamera che si trova sul braccio meccanico del rover. Questi scatti sono poi opportunamente deformati e assemblati in modo da dare l'idea di un panorama unico, con il rover al centro come protagonista e anche il contesto in cui si trova.
L'aiuto di Cameron. L'idea per il primo di questo tipo di scatti è venuta a Michael Malin, che con la sua compagnia Malin Space Science System si occupa delle fotocamere utilizzate nelle missioni marziane della Nasa fin dai Viking negli anni Settanta, e al suo collaboratore Michael Ravine.
I due si sono consultati addirittura con James Cameron, regista cinematografico di colossal come Titanic (1997) e Avatar (2009), alla ricerca di modi innovativi per riprendere immagini che fossero allo stesso tempo affascinanti e significative dal punto di vista scientifico.
Il risultato sono appunto i “selfie”. Ciascuno dei quali richiede una precisa sequenza di foto riprese in tutte le direzioni ma cercando di non cambiare troppo il posizionamento della fotocamera (altrimenti diventa più complicato assemblarle).
Questo video della Nasa mostra le contorsioni che il braccio meccanico deve fare per scattare tutte le foto necessarie per un selfie.
La sequenza per scattare selfie su Marte (2:00)
Particolare cura, in fase di post-produzione, è stata posta nell'eliminare dall'immagine finale il braccio meccanico su cui si trova la fotocamera stessa. E ciò fa davvero sembrare che Curiosity sia ripreso da “qualcuno” che si trovi nelle sue vicinanze. Insomma, un elaborato lavoro con Photoshop...