Dei 61 satelliti di Saturno, Enceladus è uno dei più interessanti ed enigmatici. Ha un diametro di circa 500 km, un settimo di quello della Luna, e la sua bianchissima superficie riflette quasi tutta la luce che riceve dal Sole. Se si trovasse al posto del nostro satellite naturale, durante le notti di “Enceladus pieno” potremmo leggere il giornale senza l’ausilio di alcuna illuminazione. Ma ciò che rende per certi versi misteriosa questa luna saturniana è il meccanismo che è all’origine degli enormi getti di vapore ghiacciato, dei veri e propri geyser, che di tanto in tanto fuoriescono dalle sue regioni meridionale, osservati ripetutamente dalla sonda Cassini.
Adesso, i risultati di uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori statunitensi fanno risalire questa strana attività eruttiva di Enceladus a cicli ricorrenti e di lunga durata di gelo e disgelo. Nello scenario delineato, il satellite sarebbe agli inizi di una lunga fase di raffreddamento, dopo averne attraversato una relativamente breve di riscaldamento. Sulla base dei dati raccolti dalla sonda Cassini, Enceladus in questo periodo sta emettendo una quantità di calore pari al doppio di quanto precedentemente creduto. Un fatto questo che rende ancora più difficile la spiegazione dell’origine di questa energia. Si tratta di un valore che supera di molto il calore prodotto dal decadimento degli elementi radioattivi presenti al suo interno e dagli stress indotti dalle forze mareali di Saturno.
Immagine di un enorme getto di vapore d’acqua ghiacciato emesso da una delle enormi crepe presenti sulla superficie di Enceladus ripreso dalla sonda Cassini.
Gli effetti di questo riscaldamento sono più che evidenti: Enceladus, con le sue enormi eruzioni di vapore d’acqua ghiacciato che fuoriescono da enormi crepacci presenti sulla sua superficie, è uno dei corpi più attivi del Sistema Solare. Non è escluso che al di sotto della crosta ghiacciata superficiale sia presente un oceano, con le conseguenti implicazioni sull’esistenza di una qualche forma di vita microbica.
La superficie di Enceladus ripresa dalla sonda Cassini. È ben evidente uno degli enormi “crepacci” da cui fuoriescono i getti di vapore d’acqua ghiacciato. I crateri da impatto sono praticamente assenti, ciò sta a significare che la superficie di questo satellite viene continuamente ricoperta (risurfacciata, in gergo) da materiale “fresco”.
Gli effetti di questo riscaldamento sono più che evidenti: Enceladus, con le sue enormi eruzioni di vapore d’acqua ghiacciato che fuoriescono da enormi crepacci presenti sulla sua superficie, è uno dei corpi più attivi del Sistema Solare. Non è escluso che al di sotto della crosta ghiacciata superficiale sia presente un oceano, con le conseguenti implicazioni sull’esistenza di una qualche forma di vita microbica.
Ciò che è certo, è che l’attività presente attualmente su Enceladus non può essere durata per tutto il corso della sua vita (4,5 miliardi di anni circa). Se così fosse, infatti, avrebbe perso più del 20% della sua massa. Tutto fa pensare quindi che adesso stiamo osservando questo satellite durante un periodo speciale della sua esistenza. La ragione di questa attività potrebbe dipendere da una particolare interazione gravitazionale con un’altra luna saturniana, Dione, che periodicamente renderebbe più ellittica l’orbita di Enceladus, facendo così aumentare gli effetti di riscaldamento del satellite causati dalle intense forze mareali di Saturno. Questa ipotesi, comunque, non trova concordi tutti gli addetti ai lavori, ma merita senz’altro di essere approfondita.