Il rover Curiosity non smette di riservare sorprese. Dopo aver rilevato l'aumento della concentrazione di metano nell’atmosfera di Marte (forse di origine biologica), il robottino della Nasa ha scoperto che nel suolo del Pianeta Rosso è presente un composto dell'azoto che potrebbe essere collegato a una qualche forma di vita elementare. A raccontarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
Ciclo dell'azoto. Insieme al carbonio, all'ossigeno e all'idrogeno, l'azoto è uno degli elementi base della vita: lo troviamo negli amminoacidi (i "mattoncini" delle proteine), nel DNA, in diverse vitamine e nella maggior parte delle molecole organiche chiave dal punto di vista biochimico. Sulla Terra, l'azoto diatomico (N2) costituisce il 78% dell'atmosfera: grazie all'azione di speciali microrganismi, detti azoto fissatori, il gas viene trasformato in una forma più reattiva, che attraverso varie reazioni fa sì che l'azoto entri nel metabolismo di piante e animali.
La scoperta di Curiosity. Anche su Marte l'azoto diatomico è presente nell'atmosfera, ma in percentuale molto bassa, poco meno del 3% (il resto è quasi tutta anidride carbonica). Quello che ha fatto Curiosity, durante l'esplorazione del cratere Gale, è stato trovare la prova indiretta della presenza di nitrati (NO3), delle molecole indispensabili per il metabolismo vegetale che sul nostro pianeta scaturiscono proprio dal processo di azoto fissazione.
Il calcolo degli scienziati. La sonda ha raccolto tre campioni di rocce in tre diversi punti, situati nelle vicinanze del suo originario sito di atterraggio. L'analisi condotta sui minerali ha svelato la presenza di un gas, il monossido di azoto, che secondo gli scienziati, deriva probabilmente dalla degradazione dei nitrati durante il riscaldamento delle polveri marziane. Anche se non esistono tracce dirette, il ritrovamento di Curiosity ha consentito di fare una stima delle concentrazioni di nitrati nel suolo di Marte: da 70 a 1100 parti per milione, che sono paragonabili alle quantità registrabili in alcune aree particolarmente aride della Terra, come il deserto di Atacama in Cile.
C'è vita su Marte? L'individuazione dei nitrati non è necessariamente indice della presenza di batteri alieni o simili, ma, come suggerisce lo studio, potrebbe significare che in un tempo molto lontano su Marte ci sia stata una qualche forma di attività biologica. Tuttavia, esiste una seconda ipotesi, molto meno affascinante e probabilmente più verosimile: i nitrati deriverebbero sì dall'azoto atmosferico, ma sarebbero stati prodotti da uno "shock termico", causato ad esempio dall'impatto con un meteorite.