Mentre la sonda Cassini si appresta a tuffarsi per la seconda volta nello spazio tra l'atmosfera superiore di Saturno e il primo anello, un corridoio di circa 2.000 km [il passaggio è previsto per oggi, 2 maggio, attorno alle 21:30 ora italiana, N.d.R.], i primi risultati del passaggio precedente - avvenuto il 26 aprile - in elaborazione al JPL della Nasa, soddisfano gli ingegneri ma lasciano profondamente perplessi gli scienziati che seguono la missione.
La ragione è ben sintetizzata da Earl Maize, project manager di Cassini: «La regione tra Saturno e gli anelli è caratterizzata da un "grande vuoto". La quantità di polvere in quest'area è molto inferiore a quanto si ipotizzava».
Questo spiega il sollievo degli ingegneri, che vedono svanire la minaccia rappresentata da polveri e granelli, che colpendo la sonda avrebbero potuto compromettere il funzionamento di qualche strumento.
Come si è fatto per il passaggio del 26 aprile attraverso il primo anello, per ovviare al problema gli ingegneri avevano pensato di utilizzare, anche per i prossimi attraversamenti, l'antenna principale (un disco di 4 metri di diametro) come "scudo" per proteggere gli strumenti, orientando opportunamente la sonda. Adesso questo piano non sembra più necessario e Cassini potrà studiare direttamente le caratteristiche degli spazi vuoti e degli anelli puntando senza problemi e nella direzione migliore i suoi strumenti.
Micron di polveri. Prima che Cassini venga fatta precipitare su Saturno, il prossimo 15 settembre, sono previsti 22 passaggi tra gli anelli, dei quali quattro attraverso le fasce più interne degli anelli, dove si ipotizzava una grande quantità di polvere.
La scarsità di particelle è stata rilevata dallo strumento RPWS (Radio and Plasma Wave Science), uno dei due sensori che sporgono al di fuori dallo scudo rappresentato dell'antenna (l’altro è il magnetometro).
Quando Cassini passò attraverso il piano degli anelli che stanno all'esterno degli anelli principali di Saturno, l’RPWS rilevò centinaia di particelle al secondo, mentre quando ha attraversato il Grande Vuoto ne ha rilevate pochissime. «È stato disorientante ascoltare i colpi dei granelli di polvere sullo strumento», ammette William Kurth, responsabile dell’RPWS: «pensavo di doverne contare a centinaia, ma non erano più di una decina. Secondo le prime analisi, questi granelli sono molto piccoli, con un diametro di circa un micrometro», ossia un millesimo di millimetro.
Per questo secondo passaggio è programmata una serie di riprese fotografiche molto particolareggiate degli anelli: le immagini dovrebbero essere presentate nella giornata di domani (3 maggio).