Stardust
Stardust-NExT
nucleo della cometa Tempel 1, in cui è ben visibile il cratere prodotto il 4 luglio 2005 dall’impatto del proiettile di rame di 370 kg lanciato ad una velocità di oltre 10 km/s dalla sonda Deep Impact.
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distanza minima di circa 180 km dal nucleo cometario
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Stardust
Queste due immagini, riprese dalla sonda della NASA Stardust-NExT, coprono aree che per circa il 90% non erano mai state viste prima. Riguardano terreni con terrazzamenti a diverse elevazioni caratterizzati da scarpate e pendii che si estendono per 1-2 km sulla superficie e la cui natura è tutt'altro che chiara. (NASA/JPL)
Stardust-NExT
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cratere artificiale del 2005, il cui diametro è stimato in circa 150 metri, mentre la sua profondità non è ancora stata stabilita con certezza, anche se da stime preliminari sembra piuttosto modesta.
Immagine del nucleo della cometa Tempel 1 (a sinistra) e l'ngrandimento della zona in cui ha impattato il proiettile lanciato dalla sonda Deep Impact il 4 luglio 2005. (NASA/JPL)
A sinistra, la zona dell'impatto in un'immagine ripresa dalla sonda Deep Impact, dove si distingue chiaramente (non solo per la migliore risoluzione) una piccola collina, che nell'immagine di destra risulta praticamente cancellata dal materiale eiettato dall'impatto, che ha ricoperto l'area circostante. Nei due cerchi concentrici dell'immagine di destra troviamo in quello più interno il cratere vero e proprio, il cui diametro è stimato in circa 150 metri e al cui centro si intravede una piccola collina (tipica dei crateri da impatto), mentre il cerchio più esterno indica la regione dove è ricaduta la gran parte degli ejecta.? (NASA/JPL)
ngrandimento della parte centrale delle due immagini precedenti. Il cratere è indicato dalle frecce gialle. (NASA/JPL)
erosioni riconosciute in corrispondenza di alcune morfologie superficiali.
Le creste evidenziate con linee gialle nelle due immagini a destra mostrano l'erosione subita dal nucleo cometario durante l'ultimo passaggio al perielio: qui, la vaporizzazione dei ghiacci verificatasi in questa occasione ha abraso il fronte più esposto spostandolo di circa 20-30 metri. L'attività cometaria ha cancellato parzialmente anche altre formazioni superficiali, come quelle indicate dai rettangoli, che erano presenti nell'immagine in alto, ripresa nel 2005 dalla sonda Deep Impact. ?(NASA/JPL)