Sono passati quasi cinque anni dal primo volo di prova della Orion, la navicella della NASA che nei prossimi cinque anni dovrebbe trasportare in orbita lunare l'equipaggio della missione Artemis. Nel dicembre 2014, la capsula spaziale volò fino a 5.800 km di quota, affrontò una stressante discesa in atmosfera e ammarò nel Pacifico, aiutata da tre paracadute.
Oggi la capsula spaziale ha completato un altro importante test preliminare: con un volo di appena tre minuti ha dimostrato che il suo Launch abort system (LAS) può trasportare l'equipaggio a una distanza di sicurezza dal razzo, nel caso dovessero sorgere problemi in fase di lancio. Una versione boilerplate di Orion (un termine astronautico che indica prototipi non funzionali ed economici delle capsule, da usare nei lanci di prova), è stata lanciata dall'Air Force Station di Canaveral, in Florida, alle 13:00 ore italiane del 2 luglio, sulla cima di un missile balistico intercontinentale "Peacekeeper".
Con un elefante addosso. Dopo 52 secondi di volo, a una quota di 9.540 metri, il Launch abort system posizionato in cima alla capsula è entrato in azione e acceso i suoi potenti motori per scagliare la navicella lontano dal razzo. Questa manovra sottoporrebbe chiunque si trovasse a bordo a una spinta pari a 7g, ossia sette volte la normale gravità percepita sulla Terra: durante il rientro dalla ISS con la Soyuz, gli astronauti sperimentano una decelerazione di 5g, che equivale al... "peso di un elefante poggiato sul petto", nelle parole di chi l'ha provata. Una condizione estrema, certamente, ma salvavita: il sistema è per i casi di emergenza.
Dopo qualche secondo dal primo distacco, un motore di controllo in cima al LAS ha stabilizzato la capsula e l'ha orientata correttamente per il rientro; quindi un terzo motore ha spedito il velivolo nell'Oceano Atlantico a una velocità di 480 km orari, dove si è disintegrato. In condizioni reali, la navicella rientrerebbe dolcemente grazie ai paracadute e a un sistema di controllo di assetto, che però non erano presenti in questa versione, perché già testati in precedenza.
Dopodomani, la Luna. Se tutto procede correttamente, alla fine del mese il modulo di equipaggio e il modulo di servizio della capsula Orion dovrebbero essere assemblati e collaudati su un aereo nell'impianto di test a Sandusky (Ohio) per assicurarsi che sopportino le sollecitazioni di lancio e del rientro. Il primo volo senza equipaggio in orbita lunare (Artemis 1) dovrebbe avvenire nell'autunno 2020, mentre il primo volo con astronauti attorno alla Luna (Artemis 2) potrebbe essere fissato già nel 2022.
C'è tutto. Anzi, no... L'altra componente fondamentale del nuovo programma lunare è ancora in alto mare, o quasi: lo Space Launch System (SLS), il nuovo razzo lanciatore, in grado di sollevare un carico tre volte più pesante di quello di servizio per gli Space Shuttle.
Negli ultimi giorni la NASA ha fatto sapere che lo sviluppo del vettore, affidato a Boeing (che ha collezionato molti ritardi sulla tabella di marcia), è da considerarsi completato all'80%, con la quinta componente ancora in fase di costruzione.
Quando infine vedrà la luce, sarà il più grande e potente lanciatore mai costruito dopo il Saturn V, alto oltre 60 metri: con il suo aiuto, la capsula Orion potrebbe completare una doppia orbita attorno alla Luna, in un viaggio spaziale di 25 giorni e mezzo di durata.