La più accurata simulazione dello scontro tra due buchi neri mostra le ripercussioni nello spazio-tempo del cataclisma. E aiuterà gli astronomi a capire cosa avviene nella realtà.
La simulazione delle ripercussioni nello spazio tempo provocate dallo scontro tra due buchi neri potranno aiutare gli astronomi a interpretare le osservazioni delle onde gravitazionali nello spazio. Foto: © Henze/NASA. |
Oggetti astronomici con una massa 500mila volte maggiore del sole e con una forza gravitazionale così elevata da inglobare tutto ciò che si trova nei paraggi, i buchi neri sono al centro dell'attenzione degli astrofisici almeno da quando Einstein parlò per primo delle onde gravitazionali, strutture generate dallo scontro di due buchi neri e responsabili di alterazioni dello spazio e del tempo. Una teoria originalissima ancora oggi, quella dello scienziato tedesco, che tuttavia non è mai stata dimostrata con prove oggettive. Almeno fino ad ora.
Einstein aveva ragione
Buchi neri e onde gravitazionali non esistevano solo nella mente di un uomo geniale. Esistono realmente, nell'impenetrabilità dell'universo. A mostrarli in azione è una simulazione tridimensionale realizzata recentemente dai supercomputer del Goddard Space Flight Center della Nasa.
Guardando dentro il buco
Non è la prima volta che la scienza tenta di mostrare i movimenti e la complessa struttura di un buco nero. Purtroppo però fino ad oggi ogni tentativo si è sempre rivelato un grande fallimento. Il motivo? L'inadeguatezza degli strumenti "umani" a trasformare le formule di Einstein in valori comprensibili ed elaborabili dai computer.
Sondare l'insondabile
La simulazione (vedi filmato qui accanto), generata a partire da dieci dati numerici di base che indicano caratteristiche come per esempio massa e velocità di rotazione, mostra due buchi neri di uguale massa inizialmente a contatto tra di loro che orbitano l'uno attorno all'altro fino a fondersi in un'unica entità. Secondo i ricercatori questo modello, risultato del più imponente e complesso calcolo matematico mai eseguito dai computer della Nasa, potrà permettere in futuro di sondare l'universo in modo nuovo, consentendoci forse di conoscerne i primi attimi di vita.
(Notizia aggiornata al 27 aprile 2006)