Studiare i buchi neri ricreandoli in laboratorio: lo hanno fatto per la prima volta ricercatori scozzesi riproducendo la complessa struttura dei misteriosi corpi celesti. Per farlo, Ulf Leonhardt e Friedrich König dell'Università di Saint Andrews (Scozia) hanno paradossalmente impiegato proprio la luce: fasci laser incanalati lungo fibre ottiche hanno dato luogo a un "orizzonte degli eventi" artificiale, uno dei fenomeni fisici alla base degli stessi buchi neri, noto anche col termine di "punto di non ritorno". L'esperimento è avvenuto sparando raggi laser di diverse lunghezze d'onda all'interno di fasci di fibre ottiche che hanno intrappolato un singolo raggio luminoso e riprodotto così un modello adatto a studiare la fisica dei buchi neri. L'obiettivo della ricerca è quello di avvalorare la teoria di Stephen Hawking secondo cui i buchi neri non sono... "neri", ma, anzi, generano luce. «Solo così», spiegano gli scienziati, «sarà possibile scoprire cosa accade alla luce da entrambi i lati di un orizzonte degli eventi: un'impresa assolutamente impossibile all'astrofisica!» [AP]