Non è la prima volta che Elon Musk si lancia in proposte ardite. Questa volta il fondatore di Tesla e SpaceX, intervistato mercoledì dal conduttore Stephen Colbert nel corso del Late Show, si è detto interessato a innescare il processo di terraformazione di Marte – ovvero la trasformazione del clima e della geografia marziana allo scopo di renderla più simile a quella della Terra – proponendo di sganciare ordigni nucleari sui poli del pianeta rosso.
Probabilmente si tratta di una semplice boutade da contestualizzare: Musk forse non avrebbe presentato la sua proposta di fronte a un tavolo di scienziati e astronomi, limitandosi a parlarne nel contesto più leggero e informale del programma televisivo. Come si vede nel video a fine pagina (in inglese), Musk ha semplicemente esposto quale potrebbe essere la strada più veloce per rendere Marte più simile alla Terra.
In ogni caso, l'ipotesi avanzata dell'imprenditore americano non è priva di spunti interessanti, ma contiene anche molte criticità.
Bombe per liberare CO2. L'idea di colpire Marte con bombe nucleari non è un'esclusiva di Musk. Altri scienziati hanno pensato di ricorrere – sempre ipoteticamente - a questo metodo per riscaldare l’atmosfera del pianeta. Bombardando i poli del pianeta, infatti, sarebbe possibile far fondere la CO2 congelata contenuta nelle calotte, da cui si sprigionerebbe gas capace di ispessire e riscaldare l’atmosfera e permettere così la presenza di acqua allo stato liquido. Insomma, una sorta di effetto serra su Marte. A quel punto si innescherebbe un procedimento a catena che, forse, favorirebbe l'origine della vita.
Un progetto insensato. Ma ecco i contro della proposta. Prima di tutto, non si conoscono gli effetti che le radiazioni delle esplosioni nucleari causerebbero al pianeta. In secondo luogo, come spiega Brian Toon dell'University of Colorado, «Dal momento che l’atmosfera marziana è già molto ricca di anidride carbonica, aumentando ulteriormente la concentrazione di questa sostanza si rischierebbe di creare un ambiente abitabile solo dalle piante, ma non dagli esseri animali».
Oppure, come aggiungono altri esperti, potrebbe anche accadere che questo processo di terraforming porti a un nulla di fatto, senza alcun cambiamento delle condizioni del pianeta. Infine, prima di ottenere un risultato visibile per verificare l'abitabilità di Marte dovrebbero passare più di centomila anni.
Il commento della Nasa. La Nasa non ha ovviamente preso sul serio la proposta di Musk. Tuttavia, l'agenzia ha voluto precisare che un intervento aggressivo come quello ipotizzato dal patron di SpaceX, al di là della sua fattibilità, non rientrerebbe nell'etica di rispetto per l'ambiente che contraddistingue l’esplorazione spaziale.
«Ci impegniamo a promuovere un tipo di esplorazione del sistema solare che protegga gli ambienti visitati e li mantenga integri nel loro stato naturale», ha commentato la Nasa.
L'intervista a Musk (in inglese)