Spazio

Che cosa sono i "blanet", pianeti in orbita attorno ai buchi neri

Non è vero (forse) che i buchi neri divorano tutto ciò che sta vicino a loro: secondo una ricerca giapponese, lo spazio attorno ai buchi neri potrebbe ospitare la formazione di blanet, una nuova specie di pianeti.

Quando si parla di buchi neri pensiamo subito a qualcosa che ingloba tutto ciò che c'è attorno, a distruttori insaziabili di materia ed energia. Ma non è detto che sia così. Stando ad una nuova ricerca, infatti, attorno ai buchi neri, potrebbero esistere (a una debita distanza) zone dello spazio dove nascono migliaia di pianeti che restano in orbita attorno al buco nero stesso. L'idea è di un gruppo di lavoro guidato da Keiichi Wada dell'Università di Kagoshima in Giappone, il quale ha dato anche un nome a questo tipo di pianeti, ammesso che esistano davvero: li ha chiamati blanet. Questi si affiancano ad altri tipi di oggetti strani dell'Universo (per il momento teorici) come le moonmoon, ossia le lune di lune di esopianeti, e i ploonet, pianeti che precedentemente erano stati satelliti naturali di lune di esopianeti e che poi se ne sono andati a "vivere" per proprio conto.

 

Come attorno alle stelle. Al momento i blanet sono oggetti puramente teorici che, stando allo studio che verrà pubblicato su The Astrophysical Journal, possono realmente nascere e vivere attorno ai buchi neri. Finora era noto che alcune stelle possono essere catturate dai buchi neri e rimanere in orbita attorno ad essi. E se quelle stelle avevano dei pianeti, questi ultimi potrebbero essere rimasti attorno alla loro stella senza distruggersi. Ma Wada propone ora l'esistenza di un nuovo tipo di esopianeti, ossia oggetti che si sono formati direttamente attorno ai buchi neri da una nube di polveri e gas.

La loro formazione non sarebbe dissimile da quella che avviene attorno ad una stella quando gas e polveri iniziano a fondersi a causa delle forze elettrostatiche. Quando i "granuli" iniziali diventano grandi abbastanza da far sentire la loro forza gravitazionale, si attirano tra loro dando inizio alla formazione di planetesimi sempre più grandi. Questo accade finché non si forma un pianeta vero e proprio, che può raggiungere la dimensione della Terra nell'arco di pochi milioni di anni.

 

Oltre la linea della neve. Nel loro lavoro gli scienziati hanno scoperto che, a particolari distanze dal buco nero, la formazione di blanet potrebbe essere favorita dalla velocità orbitale del disco di accrescimento, che impedisce agli oggetti di sfuggire all'orbita del buco nero stesso. Tuttavia, sino a pochi mesi or sono ,questa ipotesi trovava delle difficoltà nell'essere accettata perché, secondo i detrattori, se la velocità di collisione dei grumi di gas fosse sufficientemente elevata, gli aggregati di polvere iniziali si potrebbero spezzare invece che aderire.

 

Altra ragione di scetticismo deriva dal fatto che i grumi potrebbero crescere molto rapidamente nella fase di collisione, circostanza che non porterebbe ad un oggetto con densità simile ai pianeti del sistema solare, ma a qualcosa di completamente diverso, a una specie di nube di polvere e gas. Ma stando ai nuovi calcoli, al di là della "linea della neve" (ossia la distanza dal corpo centrale oltre la quale i composti volatili possono condensarsi in ghiaccio) esisterebbero le condizioni per cui si possono formare i blanet.

 

Attorno a un buco nero supermassiccio, con una massa di circa un milione di masse solari, i blanet oltre la linea della neve potrebbero formarsi in 70-80 milioni di anni. Più sono lontani dal buco nero, più crescono. Secondo i calcoli a circa 13 anni luce dal buco nero, i blanet potrebbero variare tra 20 e 3.000 masse terrestri. In ogni caso, tuttavia, parliamo di oggetti che non è possibile rilevare e che per il momento restano puramente ipotetici.

 

5 agosto 2020 Luigi Bignami
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