Spazio

Conclusa nel consueto riserbo la X-37B OTV-4, dopo 718 giorni nello Spazio

Senza preavviso, il piccolo spazioplano quasi segreto dell'U.S. Air Force è atterrato sulla pista dove rientravano gli space shuttle della Nasa.

Dopo 718 giorni di permanenza in orbita, lo space shuttle automatico e riutilizzabile dell’US Air Force, l'X-37B OTV-4 (Orbital Test Vehicle mission 4) è atterrato domenica 7 maggio 2017: un vero record di permanenza nello Spazio per un velivolo del genere.

Gli obiettivi della missione sono tutt'ora secretati - si suppone siano di carattere militare - e l’atterraggio al Kennedy Space Center (Florida), che non poteva sfuggire ai tanti "osservatori" e astrofili, è stato notificato al mondo con un tweet. Per quello che ne sappiamo, era la quarta missione per un progetto che vede in attività due velivoli riutilizzabili che si sono alternati in quattro missioni dal 2010 ad oggi, portati in orbita da lanciatori Atlas 5.

L'X-37B OTV-4 è atterrato sulla pista dove scendevano gli space shuttle della Nasa. © USAF

L’atterraggio del 7 maggio è stato il primo sulla storica Shuttle Landing Facility, la pista del KSC sulla quale sono rientrate quasi tutte le missioni degli space shuttle dal 1984 al 2011. Al rientro, l'X-37B è stato subito rimorchiato in un hangar modificato che la Nasa già utilizzava per gli space shuttle.

Due anni nello Spazio. Lunghi 8,8 metri e con un’apertura alare di 4,5 metri, gli X-37B sono molto più piccoli dei vecchi space shuttle e, per quello che ne sappiamo, non sono attrezzati per ospitare un equipaggio: sono cioè del tutto automatizzati e sotto controllo da terra.

Lungo poco meno di 9 metri, può restare nello spazio per mesi. © USAF

L’Air Force dichiara di avere in programma una quinta missione per la fine del 2017: l'annuncio non deve sembrare in contraddizione con la segretezza, perché oggi è per davvero difficile nascondere un lancio.

A parte questo e le poche informazioni di struttura disponibili, lo scopo delle missioni degli X-37 A e B resta un mistero e, come sempre in questi casi, alimenta le ipotesi più disparate.

C'è chi sostiene che trasporti armi, chi strumentazione per “spiare” angoli remoti del pianeta e chi mette in campo (in orbita) sistemi di interferenza con satelliti “nemici”. In una sua pagina del 2015 l’aeronautica militare Usa dichiara che si tratta di un “piccolo shuttle (che) deve testare tecnologie per una piattaforma spaziale riutilizzabile e aiutare a condurre esperimenti che possano essere riportati a Terra ed esaminati”.

8 maggio 2017 Luigi Bignami
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