Su Marte, un tempo, scorreva acqua liquida, faceva più caldo e l’ambiente era più simile alla Terra di oggi. La trasformazione in pianeta arido e freddo è avvenuta in seguito alla perdita dell’atmosfera: come può essere avvenuto?
Grazie alla sonda della Nasa Maven (Mars Atmosphere and Volatile Evolution), in orbita marziana da settembre del 2014 per studiare l’atmosfera del Pianeta Rosso, si è arrivati forse a dipanare in parte il mistero.
Il ruolo del Sole. Lo studio dei dati rilevati ha messo in luce che il flusso di particelle che arrivano a Marte durante una tempesta solare accresce enormemente il numero di ioni (atomi o molecole che hanno perso uno o più elettroni) trascinati nello spazio.
Nel corso della ricerca si è verificato un evento importante: l’esplosione solare (brillamento, flare) di forte intensità avvenuta sul Sole l’8 marzo 2015. Nel corso dell’evento i sensori di Maven hanno osservato il formarsi di forti rotazioni delle linee del campo magnetico di Marte, che hanno formato delle specie di corde arrotolate su se stesse che si sono spinte nello spazio fino a 5.000 chilometri dalla superficie del pianeta. Nel frattempo, altri strumenti, rilevavano un abbondante flusso di ioni che si concentravano lungo le linee del campo magnetico, per arrivare nello spazio e poi perdersi. La velocità di flusso delle particelle era almeno 10 volte superiore al normale flusso di ioni verso lo spazio esterno.


Aurore e polveri. Spiega Stephen Bougher, della Michigan University: «Gli ioni erano composti da ossigeno molecolare (O2), anidride carbonica e ossigeno atomico. Poiché si suppone che in passato le esplosioni solari fossero molto più abbondanti di oggi è lecito dedurre che l’atmosfera di Marte venne sottoposta a una forte riduzione degli elementi che la componevano».




Lo studio ha poi anche confermato l’esistenza di intense autore boreali, molto simili a quelle che si verificano sulla Terra. Tuttavia, mentre le aurore terrestri sono guidate dal campo magnetico del nostro pianeta, quelle marziane sarebbero prodotte da un magnetismo residuo presente nelle rocce del Pianeta Rosso, in quanto non possiede più un campo magnetico planetario come quello terrestre.
C'è infine, nell'analisi dei dati, anche un riferimento all'origine della polvere presente nell’alta atmosfera marziana, che poiché è finissima e non arriva né da Marte né dalle sue lune, darebbe di origine interplanetaria. Complessivamente si tratta dunque di conferme a una serie di ipotesi formulate in passato, che possono farci fare un importante passo in avanti nella comprensione dell'evoluzione del Pianeta Rosso.
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