Fino a non molto tempo capitava di sentire parlare di Venere come del gemello sfortunato della Terra. In realtà quanto più lo si studia, tanto più ci si rende conto della profonda diversità tra i due pianeti, la cui similitudine si riduce alla misura del diametro. Di Venere, tuttavia, si conosce ancora poco nonostante le missioni inviate attorno al pianeta.
La sua densa atmosfera di anidride carbonica e la copertura di nuvole di acido solforico, insieme, portano la temperatura superficiale anche a 460 gradi centigradi: è un "confine" fisico al momento molto impegnativo per le nostre tecnologie, che ci costringe a guardare e studiare il pianeta dall'esterno, dallo Spazio.

Le zebre di Venere. Un gruppo di planetologi guidati da Hiroki Kashimura (università di Kobe, Giappone) ha messo in luce una struttura definita "a zebra", osservata nella parte bassa delle nuvole venusiane (lo studio è pubblicato su Nature Communications). La struttura è stata scoperta analizzando i dati della sonda giapponese Akatsuki, che, dopo un avventuroso viaggio, è in orbita e attività dal 2015.


Due fronti di ricerca. Un primo filone di ricerca aveva permesso, grazie alla fotocamera a infrarossi della sonda, di studiare i dettagli morfologici dello strato di nubi fino a 50 km dalla superficie. I dati sono poi stati confrontati con precedenti simulazioni effettuate nell'ambito del progetto Afes-Venus che, grazie alla potenza di calcolo dell'Earth Simulator per elaborare modelli atmosferici di Venere sulla base della meteorologia della Terra.
La meteorologia di Venere ha ben poco in comune con quella terrestre, è evidente, ma i modelli matematici sono sempre una buona base teorica di partenza per studiarla.
Cicloni e venti su scala planetaria. Poiché Venere impiega 243 giorni per ruotare attorno al proprio asse (in senso orario, a differenza della Terra) mentre la sua atmosfera ruota attorno al pianeta in soli 4 giorni, si vengono a creare gigantesche strutture già previste dai modelli - e che la sonda Akatsuki ha rilevato.
Sono strutture a strisce a scala planetaria proprio nei livelli inferiori delle nuvole di Venere. Ogni striscia che si osserva dalle immagini agli infrarossi è larga centinaia di chilometri e si estende per quasi 10.000 chilometri in lunghezza. Ora i ricercatori stanno cercando di interpretarle correttamente, considerando che potrebbero essere immensi cicloni o anche venti ad altissima velocità.