«Mi sto ancora godendo i colori, i sapori e gli odori di quaggiù, come quello di terra bagnata, il primo che ho riconosciuto dopo l'atterraggio. Ma se mi chiedessero se sono disposto a tornare sulla ISS la risposta è molto semplice: sì, anche immediatamente».
Sono passati solo due giorni dall'atterraggio perfetto di Luca Parmitano nelle steppe del Kazakistan, al termine della missione Volare. L'astronauta siciliano ha raccontato la sua esperienza - 167 giorni straordinari in orbita intorno alla Terra e due passeggiate spaziali, le prime di un astronauta italiano - in una conferenza stampa in diretta da Houston, nel pomeriggio di oggi. Un'ora di chiacchierata a ruota libera con i giornalisti italiani in collegamento video (guarda il video completo dell'intervista) da Roma.
L'astronauta ha ricostruito uno alla volta, in maniera precisa, i ricordi di quanto osservato da 400 km di quota. Da lassù «l'Italia è un paese straordinario, in armonia. Non esistono confini tra regioni o differenze tra Nord e Sud. Mi piacerebbe che recuperassimo la stessa armonia anche nel nostro modo di vivere quotidiano». La Terra dall'alto «è bellissima. Un alieno vorrebbe scendere a visitarla» e anche Luca spera di farlo il più possibile: «vorrei viaggiare per vedere tutti i posti che ho visto e fotografato da lassù».
Da quell'altezza «ci si avvicina al resto dell'Umanità, pur essendo così lontani», ma a chi gli chiede se in orbita ci si senta più vicino al divino risponde che «la spiritualità è qualcosa di interiore che rimane sempre con noi, e non occorre andare nello Spazio per ritrovarla». Gli riesce difficile non pensare ai suoi colleghi rimasti sulla ISS: «In 167 giorni ho interagito con 11 persone che dal punto di vista umano e professionale sono individui straordinari con cui ho vissuto momenti di fortissimo impatto emotivo».
Il rientro «è funzionato alla perfezione, come un orologio svizzero. Il primo pensiero all'atterraggio è stato di sollievo, per la splendida giornata di sole e per il fatto che io e i miei colleghi fossimo in perfetta forma».
La prima telefonata è stata per la moglie Kathy: «Le ho detto che stavo bene e le ho chiesto di scrivere a mia madre» ma il momento più emozionante è stato forse l'incontro con le figlie: «Il ricordo degli occhi delle mie bimbe quando le ho svegliate dopo il rientro mi rimarrà nel cuore per sempre. Era come se stessero ancora sognando».
L'impatto con la Terra è stato un po' meno dolce.«L'atterraggio è molto duro, lo ha descritto bene Paolo (Nespoli): come un frontale tra una Cinquecento e un Tir. Il rientro è una fase colorata e dinamica, quando si apre il paracadute sembra di stare sulle montagne russe».
Ora Luca dovrà affrontare la seconda parte della missione, quella a Terra, con il debriefing (anche in Italia, alla sede centrale dell'ASI) e il recupero fisico: «Con gli esperti e le attrezzature della Nasa farò esercizi per rafforzare i muscoli non utilizzati durante la permanenza sulla stazione, come i muscoli dell'equilibrio, che stabilizzano schiena. Dovrò riabituare i sensori di equilibrio alla gravità.
Adesso, se poteste vedermi, ho una camminata un po' strana, un po' lenta. Ma sto molto bene, l'addestramento è servito a questo».
I momenti più difficili a bordo? «Per un astronauta non esistono difficoltà, ma sfide e opportunità. L'emergenza che capita è sempre quella per cui non si è addestrati. Nel mio caso forse la preparazione da pilota militare è stata cruciale in quei momenti particolari durante la seconda EVA».
Per fortuna c'è stata sempre, a bordo con lui «Karen (Nyberg), una donna straordinaria e un'astronauta di grande esperienza. Il mio rapporto con lei è stato come quello di un fratello con la sorella maggiore, mi ha insegnato a muovermi in orbita, a guardare le cose in maniera diversa». Con lei Luca ha consumato il primo pasto terrestre dopo sei mesi, a base di pizza e frutta fresca, tra i pochi cibi non disponibili nello Spazio (guarda anche cosa mangiano gli astronauti nello Spazio).
Il futuro? «Non mi preoccupo di cosa mi riserva» dice @astro_luca che in conclusione ringrazia l'ASI e l'Italia per l'opportunità avuta. E dopo aver ricordato che «bisogna credere nello studio e in quello che si fa» ricorda che la ricerca scientifica e spaziale ci aiutano a uscire dalla crisi: «La crisi passerà e investire nella ricerca, nella tecnologia e nel nostro futuro è il modo migliore per uscire da questa crisi». Soprattutto se chi lavora nel settore ha i suoi stessi, incredibili "superpoteri".
Il video integrale dell'intervista via AsiTv