La sonda della Jaxa (l'Agenzia spaziale giapponese) Hayabusa 2, in orbita attorno all'asteroide Ryugu, sta conducendo una serie di prove per quella che sarà l'operazione più importante della missione, da attuare nelle prossime settimane: raggiungere la superficie dell'asteroide, prelevarne alcuni campioni e riportarli a Terra. In questi giorni i tecnici della Jaxa eseguono prove di avvicinamento alla superficie per verificare che vada per il meglio durante l'atterraggio.
Mercoledì 12 settembre, però, durante un tentativo di avvicinamento alla superficie dell'asteroide, che doveva portare la sonda a soli 40 metri (si veda il disegno qui sotto realizzato prima del tentativo) si è verificato un problema: a 600 metri di quota la discesa si è bloccata in modo automatico e la sonda ha iniziato a risalire.
Giovedì 13 settembre gli ingegneri del centro spaziale hanno riportato la sonda nell'orbita di attesa, a circa 20 chilometri dall'asteroide.
Stando alle prime analisi dei dati inviati a Terra dalle apparecchiature, sembra che la causa dell'interruzione e della risalita sia dovuta al fallimento delle misure di distanza tra la sonda stessa e l'asteroide, effettuate ovviamente in automatico dall'altimetro laser.
L'intoppo sembra riconducibile alla bassa riflettività della superficie agli impulsi laser: questo ha fornito dati falsati al computer di bordo.
Stando a un comunicato della Jaxa il problema potrebbe essere risolto in poche ore e, una volta rivista la procedura di discesa, Hayabusa 2 potrebbe ripetere il tentativo. Prima della discesa effettiva per raccogliere campioni di suolo, la sonda dovrà comunque rilasciare alcuni strumenti, oltre a un mini satellite che si staccherà per lanciare una carica esplosiva che dovrebbe creare il piccolo cratere da cui verrà campionato il materiale da riportare a Terra.