Sayonara, Ryugu. Hayabusa 2, la sonda dell'Agenzia spaziale giapponese è (quasi) ufficialmente sulla strada di casa: con l'asteroide 162173 Ryugu fuori dalla portata della fotocamera di bordo, i tecnici a Terra si apprestano a regolare l'accensione del motore, operazione che, all'inizio di dicembre, darà effettivamente il via al viaggio di ritorno della sonda attraverso i quasi 300 milioni di km che la separano dalla Terra - che raggiungerà tra circa un anno.
Tesori di un altro mondo. Hayabusa 2 custodisce a bordo preziosi frammenti di roccia, prelevati in due diverse occasioni dalla parte più interna di Ryugu. Li ha ottenuti liberando una carica esplosiva contro il bersaglio, per crearvi un cratere in cui si è scesa due volte. L'asteroide Ryugu è un relitto della nascita del Sistema Solare, 4,6 miliardi di anni fa. La sua superficie è stata sterilizzata da milioni di anni di esposizione ai raggi cosmici, ma gli strati più profondi di roccia, raggiunti grazie alla perforazione, potrebbero racchiudere informazioni importanti sulla composizione originaria del nostro sistema planetario.
Soltanto una tappa. In base ai piani di missione, la sonda dovrebbe continuare la sua odissea celeste dopo aver scaricato sulla Terra la capsula contenente i campioni (da qualche parte, nel deserto del Sud dell'Australia). A quel punto potrebbe imbarcarsi nel viaggio verso un altro asteroide, ma non c'è ancora nessun progetto concreto sul prossimo obiettivo. I dati di Hayabusa serviranno anche come apripista alla nascente industria mineraria spaziale, che vede negli asteroidi ghiotte fonti di materie prime.