In attesa di ricavare informazioni dall'analisi dei campioni appena rientrati dalla Luna a bordo della sonda cinese Chang'e-5, iniziano a filtrare le prime impressioni provenienti dai laboratori dell'agenzia spaziale giapponese che hanno seguito la missione Hayabusa 2, la cui capsula, contenente campioni di suolo raccolti sull'asteroide Ryugu, è atterrata qualche giorno fa nel deserto australiano.
Varie grandezze e colori. Ciò che subito è apparso evidente agli occhi degli scienziati è l'abbondanza del materiale, una quantità parecchio superiore a quella prevista. I piccoli campioni, raccolti in parte sulla superficie e in parte da un cratere creato grazie a una piccola esplosione indotta dalla sonda Hayabusa 2, sono di varie dimensioni (non solo polveri o granelli, ma anche piccoli ciottoli) e di colori diversi: alcuni tendono più al nero, altri più al marrone.
Colori a parte, si tratta comunque di materiali molto scuri, il che fa pensare alla presenza di componenti organici. C'è grande interesse attorno allo studio di questi ultimi, perché potrebbero raccontarci qualcosa di più sulla nascita della vita nel sistema solare.
Gas inedito. Ma la circostanza che forse ha più di tutte lasciato di stucco gli scienziati, una volta aperta la capsula, è la presenza di gas che nulla hanno a che fare con l'aria terrestre. Si tratta dunque del primo campione di gas extraterrestre che sia stato mai riportato a Terra. Ora si spera al più presto di riuscire a determinare di quali gas si tratti e come si siano formati.
Alcuni campioni verranno condivisi con scienziati della NASA e di altre agenzie spaziali internazionali per ulteriori ricerche a partire dal 2022. Nel frattempo la navicella madre Hayabusa 2, che ha rilasciato a Terra la capsula con i campioni, sta proseguendo il suo viaggio per arrivare ad un altro asteroide sul quale, nel 2031, potrebbe anche atterrare.
Nell'animazione che segue, la ricostruzione delle fasi principali della missione di Hayabusa-2: