Investire in una missione umana su Marte? È stupido, e anche al limite del ridicolo... Non è un'opinione isolata, ma se a dirlo è un astronauta che è stato in orbita lunare, fa notizia: ad affermarlo è stato William "Bill" Anders, astronauta dell'Apollo 8, la celebre missione dell'Earthrise, di cui è ricorso, lo scorso 21 dicembre, il 50esimo anniversario.
In un documentario andato in onda per l'occasione su BBC Radio 5 Live, Anders ha spiegato che ci sono molti altri obiettivi che la NASA potrebbe perseguire con minore impiego di tempo e denaro, missioni con scopi scientifici reali come quella del lander InSight, che ha da poco cominciato a lavorare sul suolo marziano. L'opinione che arriva da uno degli esploratori spaziali più esperti della storia recente illustra il divario presente tra chi si spende a favore di un ritorno dell'uomo nello Spazio e chi pensa che dovremmo concentrarci sulle missioni robotiche.
A caccia di un senso. «Qual è l'imperativo? Che cosa ci spinge ad andare su Marte? Non penso che il pubblico sia interessato», ha precisato Anders, che pensa che la NASA stia alimentando un circolo vizioso di annunci in pompa magna per dare lustro alla propria immagine e attirare finanziamenti, a fronte di uno scollamento con le reali priorità di ricerca ed esplorazione del Sistema Solare.
Quanto a lungo? Meno critico dell'operato dell'agenzia USA è il collega e compagno di spedizione di Anders, Frank Borman, che nella stessa intervista ha dichiarato di credere che l'uomo abbia un ruolo di primo piano nella necessaria esplorazione del Sistema Solare. Borman ha chiarito che è necessario distinguere tra esplorazione e insediamento su Marte: il secondo caso, che include i progetti di colonie umane su Marte come quelli di SpaceX, è, nelle parole dell'astronauta, una sciocchezza.
Questione di priorità. Qualche tempo fa uno dei massimi esperti di esplorazione robotica del Sistema Solare, l'italiano Andrea Accomazzo, Flight Director ESA per la missione Rosetta, aveva affermato in un'intervista, «prima o poi l'umanità arriverà anche su Marte, e magari oltre, ma per il momento non credo sia molto utile andare in quella direzione. La difesa planetaria [da asteroidi pericolosi] è un problema più urgente, che riguarda tutta l'umanità».