11 aprile 1970: dalla rampa di lancio principale del John F. Kennedy Space Center parte l'Apollo 13, la terza missione NASA che avrebbe dovuto portare due astronauti sulla Luna. Iniziò male fin da subito: dopo la partenza uno dei motori del lanciatore, un Saturn V, razzo multistadio a propellente liquido, cessò di funzionare due minuti prima del previsto. La navetta entrò ugualmente in orbita grazie al lavoro del centro di controllo e dell'equipaggio, che riuscirono a fare funzionare gli altri 4 motori per 34 secondi in più del previsto.
13 aprile: due giorni dopo la partenza, quando la navicella si trovava a metà strada circa tra la Terra e la Luna, un serbatoio dell'ossigeno liquido esplose, danneggiando irreparabilmente l'Odyssey, così si chiamava il modulo di comando (dove alloggiava l'equipaggio), e privandolo di elettricità.
Gli astronauti furono costretti a trasferirsi subito nel modulo lunare, l'Aquarius, e poi a ingegnarsi per utilizzarne al meglio il motore (progettato per scendere e risalire dalla Luna, non per compiere un tragitto Terra-Luna e ritorno), per economizzare sull'elettricità, per gestire l'insufficienza del sistema di purificazione dell'aria del piccolo modulo - e tutto questo grazie anche all'aiuto da Terra dell'astronauta John Young, comandante dell'equipaggio di riserva della missione, che guidò Jim Lovell (il comandante dell'Odyssey, interpretato poi da Tom Hanks nel film Apollo 13, del 1995), Jack Swigert e Fred Haise a risolvere il problema dell'aria usando i materiali che avevano a disposizione.
Fu un enorme sforzo dell'ingegno, della disciplina e dell'amicizia, e permise all'equipaggio di ciò che restava dell'Apollo 13 di circumnavigare la Luna e tornare a Terra, il 17 aprile, ammarando nell'Oceano Pacifico, e di passare alla Storia a dispetto di una missione nata e finita male.