Uno dei primi esperimenti scientifici depositati sul suolo lunare potrebbe vivere una seconda giovinezza nei futuri programmi della NASA: Doug Currie (Dip. di Fisica dell'Università del Maryland), che nel 1969 aiutò a progettare l'esperimento di misura laser lunare lasciato sul nostro satellite dagli equipaggi dell'Apollo 11, 14 e 15, sta sviluppando una versione ancora più accurata di questi strumenti, che potrebbe arrivare sulla Luna con le missioni Artemis.
Specchio riflesso. Il Lunar Laser Ranging è un insieme di retroflettori, cioè oggetti riflettenti che rinviano verso la sorgente il fascio laser inviato da una certa distanza. I tre lasciati sulla Luna dalle missioni Apollo riflettono gli impulsi laser inviati da Terra al loro punto di origine, permettendo - calcolando il tempo di andata e ritorno del segnale - di misurare accuratamente la distanza Terra-Luna.
Questi specchi (affiancati negli anni successivi da altri due piccoli pannelli sovietici) hanno funzionato come previsto e permesso di stabilire che la Luna orbita, in media, a 385.000,6 km da noi, e che si allontana dalla Terra alla velocità di 3,8 centimetri l'anno. Il sistema ha permesso di scoprire che la Luna ha un nucleo fluido e consentito misurazioni dell'orbita lunare accurate al punto da poter datare con estrema precisione tutte le eclissi avvenute da 3.400 anni a questa parte.
Arrivano i rinforzi! Ora Currie ha proposto un progetto per l'aggiornamento dell'esperimento: i pannelli del Next Generation Lunar Retroreflectors (NGLR) dovrebbero essere 100 volte più accurati di quelli di 50 anni fa, e in numero maggiore. L'idea è di aggiungerne tre al network esistente, per consentire un salto di qualità nelle misurazioni.
Il progetto è parte di un pacchetto di 12 approvati dalla NASA per il Commercial Lunar Payload Services (CLPS), ossia l'insieme del carico scientifico che dovrebbe preparare la strada agli astronauti delle missioni Artemis. Non sono ancora stati inseriti nella lista ufficiale dei carichi delle prime missioni robotiche che toccheranno il suolo lunare - ma potrebbero finirci presto, grazie al peso contenuto dei pannelli e per la loro importanza scientifica.