La società privata Moon Express ha ottenuto dalla Federal Aviation Administration (Usa) il benestare per l'invio di una sonda sulla Luna nell’ambito del Google Lunar X Prize. Così a fine 2017, a quasi 50 anni dall'impresa dell'Apollo 11, gli Stati Uniti vedranno di nuovo la loro bandiera “sventolare” sulla Luna.
Moon Express, se riuscirà nell'intento, si porterà a casa il premio da 20 milioni di dollari messo in palio da Google. Premio a parte, però, la "mission" di questa nuova impresa spaziale è stata ben riassunta da Naveen Jain (presidente della società), che parafrasando John Kennedy ha affermato: «Vogliamo andare sulla Luna non perché è facile, ma perché è un buon affare» (la versione di JFK era "... perché è difficile").
La possibilità di inviare più o meno facilmente e in sicurezza rover e piattaforme sul nostro satellite è infatti la premessa allo sviluppo di importanti risvolti economici: la Luna è ancora tutta da sfruttare per ricerche, esperimenti scientifici, sfruttamento minerario e, in prospettiva, sviluppo turistico.
Chi si prende la Luna? Moon Express è una delle 16 società che avevano accettato la scommessa dell’X Prize, indetto nel 2007, ma negli anni quasi tutte si sono ritirate (ce n’era una anche italiana).
Tra quelle rimaste c’è l'israeliana SpaceIL, che pare non sia molto lontana dal soffiare primato (e premio) agli americani, avendo (pare) già prenotato un lancio per sonda e rover. Anche gli amministratori di SpaceIL non fanno mistero di considerare la riconquista della Luna un'ottima opportunità commerciale.
Tutto ciò naturalmente apre numerosi interrogativi: quali regole si dovranno seguire per lo sfruttamento e la “colonizzazione” della Luna? Già esiste un Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, ma da allora molte cose sono cambiate e non è difficile immaginare che molti "nuovi arrivati" allo Spazio possano non riconoscersi in quelle regole.