Se cerchiamo la vita nell'Universo, cerchiamo l'acqua. Con troppa acqua, tuttavia, si affoga... Questo deve essere stato a lungo il pensiero degli scienziati che si occupano della ricerca di mondi potenzialmente abitati. Nuovi studi sembrano però suggerire che c'è speranza di trovare la vita anche sugli esopianeti completamente ricoperti d'acqua.
Senza respiro. Sulla Terra il ciclo carbonio-solfato scambia l'anidride carbonica fra l'atmosfera e il suolo. È un importante meccanismo di autoregolazione dell'effetto serra e quindi della temperatura del pianeta. In base a questo modello, se un pianeta fosse completamente ricoperto d'acqua l'anidride carbonica non potrebbe più essere assorbita al suolo, con conseguenze disastrose sulla temperatura e sull'abitabilità.
On the rocks. Lo studio di Amit Levi e Ramses Ramirez (rispettivamente delle università di Harvard e Tokyo) presenta una nuova chiave di interpretazione per eventuali mondi acquatici: se l'anidride carbonica fosse fortemente presente nell'atmosfera potrebbe legarsi al ghiaccio, e l'equilibrio verrebbe ristabilito.
Mondi trottola. Levi e Ramirez hanno calcolato la distanza e l'estensione della cosiddetta fascia abitabile (la distanza dalla stella) per i pianeti d'acqua, e anche definiti alcuni possibili parametri fisici. Per mantenere stabile un meccanismo di quel tipo sarebbe infatti necessario una precisa differenza di temperatura tra zone polari e non, e secondo i calcoli ciò sarebbe possibile (per esempio) se il pianeta ruotasse su se stesso in meno di 8 ore.
Solaris. Ma se il pianeta fosse più lento (come la Terra) o troppo caldo da non avere ghiaccio? Ci hanno pensato Edwin Kite ed Eric Ford (delle università di Chicago e Pennsylvania) trasformando in soluzione il problema dell'abbondanza di acqua: in base al loro modello, in certe condizioni l'anidride carbonica può essere scambiata totalmente tra acqua e atmosfera.
Cottura media. Grazie ai due opposti meccanismi una buona fetta degli esopianeti acquatici (che potrebbero essere dal 10 al 25% di quelli sotto osservazione) potrebbe mantenere una temperatura adatta alla vita per almeno un miliardo di anni. Un tempo abbastanza lungo perché la vita si sviluppi fino a un livello mediamente complesso, perché possa poi trovare altre soluzioni.
E i mattoni della vita? Da dove si prenderebbero tutti quegli elementi chimici che la vita sulla Terra estrae dal suolo? Secondo Kite le risposte sono molteplici e si può anche immaginare che arrivino con gli asteroidi. Insomma, la vita trova sempre una strada.
Ripartire dalle basi. Aspettando di poter mettere alla prova la sua teoria con gli strumenti del (nuovamente rimandato) James Webb Space Telescope, Kite tira le somme della sua ricerca.
«Ciò che mi ha insegnato questo studio è quanto sia inadeguato cercare paragoni con la Terra», è il suo commento, piuttosto ironico - per venire da un terrestre per di più geologo.