Può suonare i bonghi per ore senza stancarsi. Algoritmi matematici gli permettono di andare a tempo. E di capire e creare musica da solo.
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Bonghista instancabile. Gil Weinberg (a destra) e Scott Driscoll suonano con il robot Haile (al centro). Per vederlo (e ascoltarlo) clicca sul video presente nella linguetta GUARDA in alto a destra. Foto: © GeorgiaTech |
Robot... jazz
Si chiama Gil Weinberg il ricercatore del Georgia Institute of Technology dalla cui mente è nato questo prodigio della musica e della tecnologia. Il robot, infatti, grazie a un complesso software non è solo in grado di suonare un vero tamburo, ma con i suoi sensori è anche capace di ascoltare i batteristi in carne ed ossa per imparare da loro. Messo di fronte a un batterista, Haile non ha nessuna difficoltà ad improvvisare con lui, accompagnandolo proprio come farebbe un percussionista umano. Haile infatti ascolta e analizza in contemporanea i suoni prodotti dai suoi colleghi così da “accordare” a loro il suo ritmo modificando l’intensità del tocco, variando la ritmica o colpendo il tamburo in punti diversi. Insomma, è l’improvvisazione il suo forte.
Ispirazione reciproca
«Haile combina l’analisi algoritmica dei pezzi musicali con la ricchezza e l'espressività dell'esecuzione improvvisata» afferma Weinberg. «Siamo convinti che Haile potrà ispirare i musicisti "umani" a nuove produzioni musicali». A sentire gli scienziati, in un prossimo futuro si potrebbe impiegare anche un gemello di Hail, verificando così se due musicisti robot riusciranno in qualche modo a interagire tra loro e a ispirarsi l’uno alla musica dell’altro.
(Notizia aggiornata al 9 ottobre 2006)