In questo nostro universo sconfinato, non è strano che la vita sia apparsa solo sulla Terra? Come mai nessuno risponde ai messaggi lanciati nello Spazio? Per il METI, controparte attiva del SETI (che si occupa solo di osservazione), è possibile, e forse addirittura probabile, che ET ci stia osservando di nascosto. Il Messaging ExtraTerrestrial Intelligence (METI) si è riunito a Parigi per discutere di questa misteriosa mancanza di alieni: perché i miliardi di mondi intorno a noi sono tutti silenziosi?
Bisogna dire che anche nel mondo accademico le ipotesi sono tante e variegate: c'è chi ritiene che abbiamo aspettative esagerate e che gli alieni, semplicemente, non esistano; c'è chi pensa che si siano ibernati in attesa che il Cosmo si raffreddi un po', e anche chi si spinge a ipotizzare che si siano già estinti. Al convegno del METI ha avuto un inatteso successo la cosiddetta ipotesi dello zoo.
The Big Alien Brother is watching you. Secondo questa ipotesi, elaborata per la prima volta nel 1973 da John Ball dell'MIT, gli alieni sono vivi e vegeti, e sono ben attenti a non farsi notare mentre ci osservano. La Terra sarebbe quindi la nostra gabbia, in una sorta di zoo cosmico, e a farci da custode/carceriere ci sarebbe una civiltà aliena spaventosamente più avanzata della nostra.
Tuttavia, se ET si comporta da antipatico è perché cerca di salvaguardarci: secondo alcuni esponenti del METI, la Terra è in quarantena perché non siamo pronti per la verità. In definitiva, gli alieni si nasconderebbero per lo stesso motivo per cui, nei film di fantascienza (o nelle teorie complottiste), i governi li nascondono a noi: scoprire un'intelligenza aliena sarebbe distruttivo per la nostra cultura.
Tradizioni interstellari. Il ragionamento può sembrare paranoico, e anche un po' presuntuoso: in fondo, come possiamo pensare di interpretare il volere di un'intelligenza tanto superiore alla nostra? (Se vi sembra di averla già sentita, questa cosa, avete ragione.)
Comunque, in effetti forse c'è una chiave di lettura. Per gli astrobiologi dell'Università di Cambridge, la vita, ovunque nell'Universo, si può evolvere solo seguendo le leggi dell'evoluzione, che in estrema sintesi possiamo riassumere in "ciò che è adatto, sopravvive". Ne consegue che ogni organismo adatto che riuscirà a riprodursi, cercherà di instradare la sua discendenza lungo lo stesso cammino, sia biologico sia culturale.
Il nostro fratello maggiore alieno potrebbe insomma volerci instradare nel suo stesso cammino culturale, ambientato in un universo inizialmente disabitato. Peraltro, questo significherebbe che il nostro corrente guardiano alieno sia la prima intelligenza ad essersi sviluppata nella Galassia, o nell'intero Universo, oppure che abbia ricevuto questo stesso trattamento del silenzio da chi è venuto prima di lui e che ora stia portando avanti il testimone con noi.
Un tè con Russell. Il perché gli alieni siano tanto bendisposti nei nostri confronti e vogliano proteggerci, rimane insondabile. Inoltre, l'intera ipotesi dello zoo, per sua stessa natura, non può essere verificata: non c'è modo di provare che gli alieni si stiano nascondendo o stiano controllano la nostra posta spaziale. Ma, non sorprendentemente, allo stesso modo non è possibile provare che non sia così: ecco dunque pronta la teiera di Russell per il consueto tè delle 5 della storia dell'umanità.
Il dibattito sugli alieni continua, raggiungendo le frontiere più paranoiche, esotiche e affascinanti del possibile.